31 Agosto 2011
Un fermo ‘no’ alla Manovra
Mercoledì
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
Buongiorno a tutti,
mi pare giusto iniziare questo intervento richiamando la manifestazione di Milano indetta dall’Anci.
È stata la dimostrazione di quanto gli enti locali territoriali ed in specifico i Comuni, quale prima e diretta espressione dei bisogni dei cittadini e di articolazioni di base dello Stato democratico, siano uniti nel giudicare radialmente inaccettabile la manovra del Governo e la necessità di significative modifiche al suo impianto.
Unità che dà voce alla comune e generale indignazione per l’ingiustizia provocata dalle sue ricadute sui ceti più colpiti dalla crisi economica e che, ancora una volta, sono costretti a risanare il devastato bilancio dello Stato.
Mentre a Milano gli enti territoriali proponevano e reclamavano le modifiche necessarie per rendere meno iniqui i decreti della manovra, le forze di maggioranza hanno partorito un altro provvedimento che, in mi permetto di definire, ispirato da uno scellerato opportunismo politico.
Ha le sembianze di un serpente: cambia la pelle, ma mantiene inalterata la propria mortale velenosità.
Infatti:
- si continua a falcidiare i bilanci di Regioni, Comuni e Province i quali nonostante la vaga annunciata riduzione di tagli di 2 miliardi nel triennio (sui 9,2) non saranno comunque in grado di dare risposte ai bisogni di cittadini e imprese né di mantenere gli attuali livelli di servizi
- si continua a ridurre il potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni
- si lambisce solo superficialmente i settori della speculazione finanziaria e non si tocca la rendita
- non si richiede nessuna solidarietà sociale alla ricchezza del superfluo, ma la si impone solo ai dipendenti pubblici
- non c’è un’idea di riorganizzazione dello Stato e dei suoi apparati (centrali e diramazioni periferiche)
- non c’è nessuna idea di politica per lo sviluppo che possa dare fiducia e speranza all’aumento dell’occupazione e all’uscita dalla crisi
- non c’è niente che possa innescare elementi di ripresa economica e di consolidamento di quel po’ di mercato che ha qualità delle nostre imprese riesce ancora a mantenere nel mondo.
Per di più ammette che è necessaria la ricerca di 5 miliardi per mantenere inalterati i saldi della manovra e incarica il ministro Tremonti di riscrivere il decreto e di individuare come reperire i fondi mancanti.
Non facciamoci illusioni a pagare saranno sempre quelli che sono fra l’incudine e il martello.
Nessuno di noi ha mai negato la crisi e la necessità di interventi anche dolorosi.
Ciò che però chiediamo è chiarezza giustizia e prospettive per il futuro.
Siamo in un momento molto grave, il quadro generale che ci circonda mi fa ricordare la folgorante definizione dell’Italia di Ennio Flaiano: “L’Italia è un Paese in una situazione di crisi molto grave, ma non seria”.
Siamo qui per ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma e che chiediamo un reale coinvolgimento delle Regioni e degli Enti Locali, come ha suggerito lo stesso Presidente Giorgio Napolitano, senza demagogia e per affrontare le necessarie scelte in maniera equilibrata e, riferendomi a Flaiano, con molta serietà.
Sappiamo tutti che il peso delle manovre a carico di Regioni e degli Enti Locali supera abbondantemente il 50% ben più alto della reale incidenza delle nostre spese sul bilancio dello Stato.
Per fare un esempio: la quota di spesa di funzionamento delle Regioni a confronto di quelle dello Stato, ci fa dire che rispetto ad una media regionale di 91 euro procapite (75 euro per
Per i trasferimenti alla nostra Regione già con la manovra Dl 78/2010 ci sono stati tagli per il 2011 e il 2012 pari a 731 milioni di euro che hanno azzerato completamente le quote destinate alle funzioni regionali previste dalla legge Bassanini.
A questo dobbiamo aggiungere i tagli riferiti alla spesa sanitaria previsti per il 2013 e il 2014 di 600 milioni di euro aggravati dai mancati trasferimenti per il secondo semestre 2011 di 2,3 milioni (che raddoppieranno nel 2012) e per il recupero dei quali il governo ha imposto l’obbligo di introdurre il ticket.
Con la manovra bis (Dl 138/2011) l’incidenza sul patto di stabilità aggiuntiva alle manovre già previste per il 2010 e per il 2011 porta l’ulteriore contenimento della nostra spesa pari a 525 milioni di euro rispetto ai 344 milioni del 2011.
Questo limite verrà mantenuto verrà prevista la riduzione annunciata dei servizi alle persone.
È un pesante limite alle possibilità della Regione di assumere impegni e di liquidare quanto già contenuto nel passato, ma soprattutto inciderà ancora di più sul patto di stabilità territoriale limitando drasticamente la possibilità di intervento della Regione nei confronti degli Enti Locali.
Questo però consentirà al governo di utilizzare la nostra capacità di spesa a livello centrale.
Per il 2011 potremmo spendere (se non ci fossero questi limiti) 2 miliardi e 500 milioni in più che potrebbero essere utilizzati per interventi a favore dei servizi degli Enti Locali, per la ripresa.
La conferenza delle Regioni ha presentato emendamenti alla manovra di cui riassumo i più significativi:
1) Alleggerimento del 75% dei limiti del patto di stabilità, proponendo un riequilibrio con oneri a carico delle Amministrazioni dello Stato perché attualmente il raggiungimento dell’obiettivo nazionale è fortemente sperequato a favore degli enti centrali
2) Incrementare il fondo per il trasporto pubblico locale di 1 miliardo e 100 milioni dal 2012 come da accordo governo-regioni del
3) Esclusione dei tagli dai fondi Fas perché sono rimasti di fatto l’unica fonte di finanziamenti per gli investimenti già, fra l’altro, decisi e impegnati
4) Rispetto del patto della salute ed eliminazione del ticket da reperire con accise sul tabacco
5) Anticipo del federalismo fiscale anche per le Regioni al 2012
6) Stralcio degli articoli 14, 15 e 16 del 138 che come ben sapete riguardano Regioni, riduzioni delle Province e i piccoli Comuni. Su questi (piccoli Comuni) sembra che il governo abbia capito e recepito le richieste delle Associazioni delle Autonomie e delle Regioni. Nell’Audizione con le commissioni parlamentari e con il governo abbiamo chiesto lo stralcio con la motivazione che non si riforma così, un tanto al chilo e per pure motivazioni di cassa contingenti, una articolazione fondamentale dello Stato e abbiamo chiesto una immediata sede di discussione per proporre una riforma adeguata e sburocratizzare, snellire e semplificare le articolazioni dello Stato centrale e periferico, comprendente anche Regioni, Province e Comuni, rivedendone funzioni e attribuzioni per produrre risparmi certi e stabili nel tempo. Su questo sapere che in Regione abbiamo già cominciato, da tempo, a lavorare e a realizzare risultati a partire dalla L.R. 10/08 proseguendo via via con la comune esperienza e l’impegno condiviso di concludere entro il 2011 la discussione su come migliorare e consolidare la positiva esperienza delle Unioni e delle ipotizzate fusioni di Comuni.
Concludo ritornando a Milano per dichiarare l’impegno della Regione:
- per rafforzare l’unità creatasi all’interno e fra le rappresentanze delle Regioni, Province e Comuni
- a non desistere dal rappresentare l’indignazione e la ribellione dei cittadini che governiamo e che si rivolgono a noi per chiedere giustizia ed equità in un momento drammatico per la vita del Paese e per la loro stessa esistenza
- a collaborare con tutti coloro che non vogliono subire supinamente una manovra che deve e può essere radicalmente modificata
Migliorare si può, nella chiarezza, nella sobrietà dell’impegno, nella concezione che lo Stato è di tutti e non crea discriminazioni fra i propri cittadini.
Grazie per l’ascolto.