Interventi

27 Aprile 2011

Comunicazione sul federalismo per Regioni e Province

Comunicazione sul federalismo per Regioni e Province

27 aprile 2011

Intervento di Simonetta Saliera

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

 

 

Signor Presidente dell’Assemblea, Signori consiglieri,

la riflessione che ci avviamo a fare oggi è di grande importanza, perché la materia oggetto del nostro dibattito (il cosiddetto federalismo fiscale) ha effetti rilevanti sugli assetti finanziari delle Regioni e degli enti locali e quindi sulla vita dei cittadini, delle imprese e dei territori. All’origine dei decreti legislativi oggi oggetto del dibattito politico, c’è la legge delega 42 del 2009, condivisa dalle Regioni, benché sia apparso fin da subito la necessità di inserire questi provvedimenti all’interno di riforme strutturali del fisco e dell’assetto dello Stato italiano.

Tutta la vicenda del federalismo fiscale ha vissuto momenti di forte conflittualità fra Governo, Regioni ed Enti Locali. Noi Regioni avremmo auspicato ed abbiamo operato affinché i principi ed i dettati della legge delega 42 fossero integralmente recepiti nell’emanazione dei decreti previsti. Questo non è sempre avvenuto.

In ogni caso, a oggi, risultano in vigore i seguenti decreti:

1.      Decreto legislativo n. 85 del 2010 riguardante il Federalismo demaniale, in virtù del quale alle Regioni e agli enti locali territoriali, sono assegnati a titolo non oneroso beni prima appartenenti al demanio dello Stato;

2.      Decreto legislativo n. 216 del 2010 riferito alla individuazione dei fabbisogni standard per gli enti locali; attualmente si è partiti con il rilevamento dei dati relativi alla funzione “polizia locale”;

3.      Decreto legislativo n. 156 del 2010 relativo alle norme per “Roma capitale”;

4.      Decreto legislativo n. 23 del 2011 relativo alle norme sul “federalismo fiscale municipale, nel quale sono individuate le forme di finanziamento dei Comuni per il periodo transitorio 2011 – 2013 e quelle a regime dal 2014. Sono inoltre individuati nuovi tributi locali e forme di compartecipazione a tributi erariali;

Lo schema di decreto legislativo relativo all’autonomia tributaria delle Regioni e delle Province e sui costi standard nel settore sanitario (principale oggetto della comunicazione odierna), è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri in data 31 marzo ed è in attesa di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Per completare il quadro mancano ancora alcuni altri decreti legislativi i cui schemi sono già stati presentati per i pareri necessari, in particolare:

1.      il decreto sulla Perequazione infrastrutturale;

2.      il decreto sulla Armonizzazione dei bilanci

3.        il decreto relativo alle premialità e alle sanzioni.

La legge delega prevedeva l’emanazione degli atti collegati entro due anni dall’entrata in vigore, il termine scade il 21 maggio prossimo. Il Consiglio dei Ministri negli ultimi giorni, ha approvato uno schema di richiesta di proroga della delega per 6 mesi. Auspichiamo che si utilizzi questo tempo anche per recepire le proposte migliorative di Regioni ed Enti Locali sulle quali pare possano avvenire parziali convergenze così come espresso dal Governo. Il decreto è stato profondamente modificato durante l’iter parlamentare che ha visto la Conferenza delle Regioni all’unanimità impegnata in un lavoro lungo, complesso e faticoso per ridurne gli aspetti più negativi sulle politiche pubbliche che Regioni ed enti locali erogano a cittadini, imprese e territori.

I punti sostanzialmente affrontati sono:

          il nuovo sistema di finanziamento delle Regioni a statuto ordinario, che entrerà a regime nell’anno 2014;

          i rapporti finanziari tra:  a) Regioni e Comuni; b) Regioni e Province

          il finanziamento delle Province o Città metropolitane;

con la previsione, in coerenza con il dettato costituzionale e con la legge 42/2009, del superamento dell’attuale modello di sostanziale “finanza derivata”. La soppressione dei trasferimenti statali e della compartecipazione regionale all’accisa sulla benzina, accompagnata dalla loro sostituzione nella forma di gettiti tributari, costituiscono, insieme all’autonomia di spesa un percorso fondamentale volto ad attivare il circuito della piena responsabilizzazione finanziaria.

Si possono individuare alcuni punti qualificanti del decreto anche grazie alle modifiche apportate:

 ● riallineamento al 2013 della soppressione e relativa fiscalizzazione dei trasferimenti statali alle Regioni a statuto ordinario, con l’avvio del nuovo sistema di finanziamento e perequazione, a garanzia delle Regioni a più bassa capacità fiscale;

● blocco dell’addizionale regionale all’IRPEF fino al 2013;

● nuova stesura delle disposizioni relative ai livelli essenziali delle prestazioni che tiene conto del legame con i fabbisogni standard, da coprire integralmente, nei servizi costituzionalmente garantiti erogati dalle Regioni  che sono relativi ad  assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale, con riferimento alla spesa in conto capitale  e per la sanità i costi e i fabbisogni standard trattati nell’intero Capo IV del decreto;

● viene stabilito che il “coefficiente di solidarietà” per la perequazione incompleta sulle capacità fiscali, con riferimento alle spese che non riguardano i livelli essenziali delle prestazioni, deve essere fissato in misura non inferiore al 75%, garantendo, in questo modo, un federalismo solidale e responsabile in coerenza con quanto previsto dall’articolo 119 della Costituzione;

Voglio citare i risultati più significativi di questo confronto tra Regioni e Governo: il lavoro unanime della Conferenza delle Regioni ha permesso il reintegro già per il 2011 di parte dei trasferimenti decurtati al trasporto pubblico locale (TPL) dalla manovra estiva 2010 per un importo pari a 425 milioni di euro per le Regioni ed escludere tale importo dalla disciplina per il patto di stabilità, dandoci così ragione sull’insostenibilità di tali tagli.(a mancano ancora gli atti che assicurino la liquidazioen). Ed inoltre è prevista infatti la clausola di salvaguardia per le Regioni che rispettino il patto di stabilità interno che consiste nella revisione dei predetti tagli e in caso che le condizioni di finanza pubblica non lo consentissero, un tavolo Governo – Regioni definirà entro il 1° gennaio 2013 un nuovo quadro di attuazione del federalismo da realizzare tramite nuovi provvedimenti legislativi.

Restano ancora molti aspetti irrisolti ed alcuni punti di criticità:

-          l’architettura della riforma dell’assetto finanziario regionale e locale non è ancora completa, manca una visione d’insieme, un’armonizzazione delle norme previste nei diversi decreti messi in campo, manca un quadro chiaro e definito nella costruzione e funzionamento dei fondi perequativi;

-          inoltre, il percorso di riforma avviato per la realizzazione del federalismo fiscale non può procedere autonomamente, deve essere accompagnato da altri importanti provvedimenti di riforma;

 -          è innegabile la necessità di un coordinamento tra l’attuazione del federalismo fiscale e la realizzazione di una riforma fiscale. Tra le fonti di finanziamento indicate nel decreto, l’IRPEF, mediante lo strumento dell’addizionale regionale, assume un ruolo rilevante, per cui qualora la riforma fiscale, che potrebbe intervenire sul quadro fiscale complessivo, dovesse modificare la struttura dell’imposta cui fa riferimento l’addizionale, si verificherebbero senza dubbio difficoltà di diverso ordine;

-          è innegabile la necessità di un coordinamento tra l’attuazione del federalismo fiscale e la realizzazione del federalismo istituzionale mediante la creazione di strumenti e sedi di raccordo tra i diversi livelli di governo;

-          è innegabile, inoltre, la necessità di un coordinamento tra l’attuazione del federalismo fiscale ed il completamento del riassetto dei compiti e delle funzioni tra i diversi livelli istituzionali;

-          è innegabile che si debba integrare questo ultimo decreto per le Regioni con i precedenti varati per Comuni e Province per tener conto congiuntamente delle prestazioni oggi erogate separatamente da Stato, Regioni, Province e Comuni;

-          resta nel decreto un´ambiguità sulle modalità con cui distinguere i trasferimenti e le spese storiche delle Regioni fra ciò che è relativo ai servizi essenziali e alle funzioni fondamentali e ciò che non lo è.

Il processo riformatore deve trovare una attuazione complessiva, in caso contrario si realizzerebbe solo un forte decentramento e parlare di federalismo rischierebbe di essere solo propaganda.

 

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