8 Aprile 2011
“I soldi delle mafie in Emilia-Romagna”
“I soldi delle mafie in Emilia-Romagna”
Convegno antimafia Anm Emilia-Romagna
8 aprile 2011
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
Buongiorno a tutti voi e grazie per averci invitati a questo vostro importante seminario di studio e di lavoro. Sarà per l’Amministrazione e i suoi dipendenti una importante occasione di conoscenza diretta e un sicuro aiuto nell’indirizzo dell’operare quotidiano. Il progetto di legge per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, approvato dalla Giunta regionale e presentato all’Assemblea legislativa, sta procedendo velocemente nel suo iter verso l’approvazione definitiva. Con esso abbiamo voluto dare risposta alle forti preoccupazioni che in tempi recenti si sono da più parti espresse in riferimento ai rischi di infiltrazioni del crimine organizzato e mafioso nel tessuto economico nelle aree non tradizionalmente e drammaticamente pervase da questo fenomeno.
La nostra Regione non è indenne da simili rischi, così come è stato evidenziato nell’ultima relazione semestrale del 2010 della Dia e da altre recenti notizie di stampa (così come dalle argomentazioni delle relazioni-interventi di chi mi ha preceduto). La situazione di una crisi economica di dimensioni mai conosciute nel nostro Paese:
- per profondità generalizzata in tutti i settori,
- per il suo lungo protrarsi nel tempo, per la mancanza di un’adeguata politica industriale nazionale volta a favorire la ripresa,
- per un sistema creditizio che ha drasticamente ridotto l’erogazione del credito
- per i dissennati ed iniqui tagli lineari al sistema delle Regioni e degli Enti Locali
- per il forte espandersi della disoccupazione
ha minato alla base gli strumenti di protezione sociale e, permanendo nel tempo, può incrinare seriamente quei principi di solidarietà e coesione che caratterizzano la convivenza civile del nostro territorio. Il tutto è aggravato da una parte di ceto politico dai comportamenti disinvolti e non proprio edificanti nell’espletamento delle proprie funzioni istituzionali. L’indebolimento del tessuto sociale può acuire questi rischi e rendere anche il nostro territorio più vulnerabile alla diffusione di pratiche border-line, illegali e preda di azioni e cultura mafiosa. È un problema che nessuno oggi può trascurare. Riguarda lo sviluppo della comunità regionale e delle future generazioni, la possibilità di vivere in un contesto dove le regole sono rispettate, dove l’impunità non è né garantita e meno che mai premiata. Le istituzioni e gli enti locali, possono fare molto per mantenere la nostra Regione il più possibile lontana dalle infiltrazioni mafiose.
È una partita che si gioca su vari piani e con diversi strumenti: noi vogliamo dare il nostro contributo. La mafia, per infiltrarsi e radicarsi, utilizza le debolezze locali e cerca di acquisire consenso. Se noi riusciamo, per la parte che ci compete, a spezzare questo processo, a renderlo più difficile, a rafforzarne la capacità di resistenza, dimostrando che aderire alle culture mafiose non paga, anzi, apre la strada all’imbarbarimento dei rapporti sociali e rende la nostra comunità più debole e le nostre città meno vivibili, credo che avremo dato un buon contributo. Con quali strumenti raggiungere questi obiettivi? La legge si presenta, senza presunzione miracolistiche, come una vera e propria “borsa degli attrezzi” a disposizione di chi voglia promuovere progetti di prevenzione e di contrasto. Attraverso un articolato sistema di “Accordi ed Intese” la Regione promuoverà e sosterrà progetti di intervento preventivo con i Comuni, la Magistratura, le Forze dell’ordine, le associazioni che operano nel settore (Libera, Avviso Pubblico, ecc…), le altre associazioni di categoria sia imprenditoriali sia dei lavoratori, e il mondo scolastico ed universitario. Progetti di sensibilizzazione, di comunicazione, di “sollecitazione delle conoscenze”, interventi formativi e scolastici: insomma una vasta gamma di misure pensate per rafforzare le barriere e gli anticorpi al crimine mafioso e organizzato dei cittadini del nostro territorio.
Sostanzialmente ci proponiamo di rivolgerci all’intero corpo sociale della Regione. In particolare ci vogliamo dotare di specifici strumenti finalizzati ad intervenire verso forme svariate di comportamenti criminali che rientrano nella definizione del crimine organizzato e mafioso, e quindi i reati di vario genere che a quest’ambito afferiscono, inclusi estorsione, usura, riciclaggio, ecomafie, forme di illegalità economica, gioco d’azzardo, mercati illegali della droga e della prostituzione, tratta delle persone e crimini transnazionali. La Regione potrà intervenire direttamente con azioni specifiche rivolte a fenomeni di particolare gravità e complessità per favorirne l’emersione e contrastare le prassi di accettazione e di omertà. Tali iniziative potranno essere realizzate sia direttamente dalla Regione sia tramite accordi con associazioni di settore (anche del mondo bancario), sia con altri soggetti istituzionali. Uno degli elementi che caratterizzano questa legge è la possibile e ampia cooperazione con tutte le istituzioni ed i poteri dello Stato, dagli enti locali alle Prefetture alla Magistratura. La legge è stata pensata e costruita insieme ai tanti attori che si occupano dello scenario fin qui definito. Abbiamo, inoltre, cercato di portare ad unità le varie politiche regionali che danno un contributo alle finalità della legge: dalle politiche per la sicurezza, alle politiche scolastiche e sociali, alla formazione, alla cultura, alle politiche giovanili, e così via.
Al mondo della Scuola viene dedicata un’attenzione particolare, convinti che sia efficace puntare sulle giovani generazioni per rafforzare il senso della legalità e la cittadinanza responsabile. Si prevede, infatti, il sostegno a interventi nelle Scuole e nelle Università, di vario genere, dai campi di lavoro nelle terre confiscate, fino al finanziamento di studi e ricerca sulla criminalità organizzata di stampo mafioso nella nostra Regione. L’obiettivo è quello di promuovere, estendere e rendere più sistematiche le iniziative che rafforzino, nelle giovani generazioni in particolare, la ripugnanza morale e il rifiuto delle culture mafiose, lo sviluppo della coscienza civile, costituzionale e democratica; la diffusione della cultura della legalità nella comunità regionale; anche attraverso il sostegno a progetti di educazione ad un esercizio responsabile dei diritti e dei doveri della cittadinanza. Esempi in tal senso sono le misure volte a prevenire i rischi di coinvolgimento in fenomeni quali l’usura e l’estorsione, oppure i progetti di educazione per un uso responsabile del denaro (gioco d’azzardo) e per diffondere modelli positivi nello stile di vita quotidiano. Noi crediamo che si possa e si debba riparare ai danni che la mafia produce nel territorio. Aiuteremo quindi i Comuni nelle iniziative di recupero dei beni confiscati, anche attraverso uno sportello che può fornire assistenza e informazioni. La nostra impressione e che i Comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni, debbano affrontare da soli un impegno troppo gravoso e che debba esserci una condivisione istituzionale di questo sforzo. Inoltre, la possibilità di recuperare ad un uso sociale i beni confiscati è estremamente importante, anche per il messaggio simbolico che si dà ai cittadini onesti. Si interviene sul rafforzamento della formazione per la polizia locale, sulla cooperazione tra le diverse forze di polizia, e sul sostegno alle vittime di reato, che già oggi è possibile attraverso la Fondazione che opera in regione.
Un altro aspetto importante della legge è la costituzione di un Osservatorio regionale, tutto interno alla amministrazione e specificamente al Servizio politiche per la sicurezza, dove si raccoglieranno in maniera sistematica dati ed elementi di conoscenza sull’infiltrazione mafiosa in regione, per renderli disponibili alle altre istituzioni e alla comunità regionale. Prevediamo una “Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia e per la formazione della cittadinanza responsabile” da celebrarsi ogni 21 marzo, aderendo così al momento simbolico che già viene celebrato in altre Regioni e, a livello nazionale, con le diverse iniziative di “Libera”.
In conclusione voglio ricordare che già nella legge 11 del 2010 si è affrontato il tema della legalità e delle infiltrazioni mafiose nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata:
- i validi protocolli anti infiltrazione mafiosa e in merito agli appalti fra Prefetture, Sindaci e Province
- il sempre minore ricorso degli Enti Locali a gare al massimo ribasso
- per ultimo, ma non meno importante, è la richiesta approvata con voto unanime dell’Assemblea legislativa e condivisa dalla Giunta regionale, al Ministro e al Governo di istituire una Agenzia territoriale della Dia in Emilia-Romagna, cosa su cui la Presidenza della Regione si sta già muovendo.