3 Novembre 2010
Bilancio, ci sono i tagli, ma la Regione punta alla coesione sociale
in Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna Intervento di Simonetta Saliera Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
3 novembre 2010
Signor Presidente, signori Consiglieri
fare precedere, al lavoro di redazione da parte della Giunta regionale dello schema di bilancio di previsione 2011, un approfondito confronto in sede di Assemblea è stata una decisione saggia e, ne sono certa, sarà utilissima per gli orientamenti che si andranno ad assumere.
Le difficoltà della nostra economia, le ripercussioni sociali che esse determinano, la grave situazione della finanza pubblica nel suo insieme, il contesto europeo e globale caratterizzato da forti incertezze finanziarie e squilibri produttivi, impongono a tutti coloro che hanno un ruolo politico- istituzionale a tutti i livelli di responsabilità, il rigore dell’analisi quale condizione per prospettare soluzioni adeguate alle necessità.
Il contesto è dunque aspro, complesso e complicato.
Tanto più che le scelte del Governo verso le Regioni e gli enti locali non vanno nella direzione giusta, ma aggravano fortemente le negatività del quadro di riferimento.
Mi propongo, e lo auspico per tutti, di lasciare sullo sfondo le polemiche, e incentrare la discussione nel merito dei problemi.
Se lo faremo tutti, renderemo un buon servizio a favore dei nostri cittadini.
Tre sono i provvedimenti che determinano il perimetro dello schema del nostro bilancio:
1. il D.L. 78/2010 convertito dalla L.122/2010
2. la legge di stabilità
3. la disciplina del patto di stabilità interno 2011/2013.
1) Con il primo provvedimento sono state ridotte le risorse statali, rispettivamente di 4 miliardi di euro nel 2011 e di 4,5 miliardi di euro dal 2012 e per tutti gli anni a seguire, a qualunque titolo spettanti alle regioni a statuto ordinario.
La riduzione riguarda, anche, i trasferimenti relativi a funzioni trasferite o delegate alle regioni. Spese, quindi, in precedenza sostenute dallo Stato a fronte dell’esercizio di funzioni, le quali funzioni poi, sono state trasferite - delegate dallo Stato alle regioni contestualmente al trasferimento delle relative risorse. Ora, lo Stato, dal 2011, carica sulle regioni tali spese, dicendo loro, di fatto, “non è più un mio problema”.
Ad oggi, non si conosce la riduzione delle risorse che subirà la nostra regione. Noi abbiamo previsto una riduzione proporzionale di circa 340 milioni di euro.
Ma proporzionale a che cosa? Alla popolazione residente? Proporzionale ai trasferimenti regionali? E se così, in considerazione di quali trasferimenti? Non si sa.
Una situazione davvero al limite del credibile o dell’impossibile.
2) Abbiamo atteso fiduciosi notizie dalla legge di stabilità. Quella, per intenderci, approvata dal Consiglio dei Ministri di giovedì 14 ottobre u.s., in pochissimi minuti e composta da un solo articolo. La chiarezza almeno, abbiamo pensato, sarà assicurata. Invece no.
Nel merito della riduzione dei trasferimenti, comma 5 dell’unico articolo, circolano due versioni, quella del CdM del 14 ottobre e quella presentata alla Camera il 15 ottobre.
Risulta buona la seconda versione, che concede alle regioni di sostituire la riduzione dei trasferimenti riferiti al trasporto pubblico ed all’edilizia sanitaria pubblica, attingendo dai fondi FAS.
In sostanza, le Regioni possono in parte ridurre fondi destinati e già programmati per investimenti sui loro territori, per sostenere spese correnti. Una misura fortemente recessiva, se adottata, e pregiudizievole per il tessuto economico per il contrasto alla crisi.
Dall’esame della legge di stabilità si rileva, anche, il mancato finanziamento del fondo per la non autosufficienza di 400 milioni di euro.
Questo comporta, quindi, che la riduzione delle risorse nell’anno 2011 sale a 4,4 miliardi di euro e, per il 2012, sale a 4,9 miliardi di euro, escludendo da tale calcolo la riduzione del comparto sanità.
3) La nuova disciplina che regola il patto di stabilità interno non porta molte novità rispetto all’anno 2010 e a quanto contenuto nella L.122/2010, ma svela una verità da noi più volte sottolineata durante i confronti Stato-Regioni.
Il Ministro Tremonti, infatti, nella sua Relazione sul federalismo fiscale presentata alle Camere il 30 giugno scorso, aveva scritto che l’impatto della manovra per le regioni a statuto ordinario era nell’ordine del 3%, rapportata alla loro spesa complessiva. Quindi, in linea con il sacrificio richiesto ai ministeri ed agli enti locali.
La realtà è ben diversa: il patto di stabilità per le Regioni a statuto ordinario impone una riduzione delle spese di -13,6% nell’anno 2011; di -16,3% nel 2012; di -17,2 % nel 2013. Queste percentuali andranno calcolate su ogni tipo di spesa sostenuta negli anni precedenti (interessi passivi, contratti, personale). Altro che 3%!
Questi tre provvedimenti delineano, a regime, le coordinate entro le quali dovrà essere predisposto lo schema di bilancio per l’anno 2011 e successivi.
Dal contesto descritto discende la necessità, quindi, di procedere ad una rigorosa selettività delle misure.
Selettività che non può non essere guidata da priorità che la contingenza economica e sociale fa emergere, anche con profili di drammaticità:
a) perdita del potere d’acquisto delle famiglie, quale conseguenza dell’aumento della disoccupazione e/o della cassa integrazione;
b) indebolimento della coesione sociale per l’aumento del fenomeno di marginalità sociale;
c) messa in discussione dell’ erogazione dei servizi essenziali alla persona;
d) tenuta del tessuto produttivo del nostro territorio, per la caduta degli investimenti pubblici.
Nonostante questo contesto di difficoltà complessive create dalla manovra, noi confermiamo le scelte fondamentali che abbiamo attivato dall’inizio di questa legislatura regionale.
Mi riferisco alla coesione alla solidarietà sociale come perno fondante della comunità regionale in cui tutti possano trovare il proprio spazio per le rispettive opportunità di vita, di lavoro e di intrapresa.
Penso alla questione ambientale come chiave per rilanciare uno sviluppo basato sulla qualità prodotta dall’insieme delle intelligenze, della ricerca, della conoscenza, della cultura, del lavoro capace di creare nuova e solida occupazione, condizione per dare prospettive alla nostra Regione e all’Italia.
In questo senso il lavoro concretizzato nel Dup, condiviso con le realtà provinciali, rappresenta la bussola ch i consente di stabilizzare direzione di marcia e scelte di priorità.
La situazione ci richiama all’esigenza di un rapporto molto stretto e concertato con gli enti locali, a loro volta duramente colpiti dalla riduzione dei trasferimenti statali. Cito un dato significativo ed eloquente della nostra regione: nel biennio
E’ sufficiente questo dato per cogliere il profilo fortemente depressivo della manovra. Il rischio, più che un rischio, è di un blocco degli investimenti pubblici o di investimenti pubblici a debito per i vincoli del patto di stabilità.
Tutto questo mentre l’Europa, giustamente, impone vincoli stringenti nei tempi di pagamento della P.A. verso i propri fornitori portandoli ad un massimo di 30 giorni.
Il nostro schema di bilancio 2011 dovrà inserirsi in questo ambiente. Se ne siamo consapevoli tutti, con realismo ed onestà intellettuale, prima che politica, possiamo tentare di mettere in campo azioni e atti politico-amministrativi, rivolti a superare questa difficile fase della vita del nostro Paese e della nostra Regione, per uscirne ancora forti e coesi.
Ogni settore verrà coinvolto nella ricerca di ogni possibile riduzione di spesa di gestione.
Iniziando dai costi gestionali e dalle spese per consulenze, convegni, manifestazioni promozionali. Provvedimenti che danno seguito ad interventi già realizzati negli scorsi anni e che intendiamo ulteriormente rafforzare.
Misure doverose, qualificanti sul piano politico, ma relativamente incidenti sul piano economico.
Per altro e ben più consistente verso, continuiamo il lavoro dell’innalzamento dell’efficienza della macchina regionale, concentrandoci sulla semplificazione amministrativa, sull’alleggerimento di meccanismi burocratici e sul costante miglioramento della governance.
Tutto questo ci ha portato, con riconoscimenti ampi, ad una bassa incidenza delle spese complessive di funzionamento. È un impegno per noi di valore strategico ed intendiamo portarlo avanti anche in futuro con l’obiettivo di dare efficienza e qualità al lavoro nella pubblica amministrazione e soprattutto nel livello dei servizi offerti alle comunità locali e alla società regionale.
Si imporranno scelte dolorose per garantire ciò che le scelte governative mettono fortemente in discussione, ma anche in questa difficilissima situazione opereremo per confermare e tutelare le nostre priorità: i servizi di aiuto sociale ai cittadini, le misure straordinarie anti-crisi, il trasporto pubblico locale, il finanziamento FAS per gli investimenti infrastrutturali.
In sintesi: coesione sociale e, nel contempo, misure per gli investimenti.
Opereremo anche per lo sviluppo economico su due piani: la formazione professionale, l’innovazione e l’internazionalizzazione industriale e dei servizi del terziario.
Non saranno sufficienti misure contingenti ma dovranno assumere carattere strutturale perché tale è la crisi che il Paese attraversa.
Anche noi siamo convinti di questo e proprio sulla base di questa convinzione
Un passaggio per noi importante ma che rischia di venire limitato per gli effetti dirompenti della manovra varata con il D.L. 78/2010 che pregiudica in radice l’attuazione del federalismo fiscale.
L’insostenibilità della manovra, quindi, non è solo quantitativa ma anche qualitativa.
La discussione sui problemi finanziari delle regioni e delle autonomie locali è strettamente connessa alla problematica del federalismo fiscale.
Non solo per un dato temporale, determinato dall’approvazione in queste settimane dei due decreti legislativi sull’autonomia tributaria degli enti locali e dell’autonomia tributaria e dei costi standard delle regioni. La connessione è nei contenuti.
La riduzione dei trasferimenti agli enti locali ed alle regioni nel biennio
Il federalismo fiscale che per noi è fondamentale e decisivo perde così qualsiasi valenza strategica e nasconde una fortissima riduzione delle risorse agli enti territoriali.
Così facendo viene pregiudicato l’intero processo riformatore ed il federalismo rischia di ridursi ad un mero esercizio verbale.
Chiediamo con forza che la contingenza non distrugga la prospettiva di riforma.
Fermiamoci un attimo. Anche in un momento così difficile, è necessario riflettere su come sia possibile proporre misure, anche graduali, ma che siano nel solco della legge delega.
Non possiamo permetterci di perdere un’occasione davvero storica di riformare, nel profondo, il nostro Paese.
Nei prossimi giorni e nella prossima settimana redigeremo lo schema di bilancio per garantirne l’approvazione entro l’anno.
Rimane il nostro impegno, così come negli ultimi 10 anni, di non ricorrere all’esercizio provvisorio.
Per noi questo rimane un dovere nei confronti dei cittadini, degli enti locali, delle categorie sociali ed economiche.
Cercheremo il massimo coinvolgimento degli Enti locali delle forze sociali, delle categorie economiche, dell’intera società civile, per un confronto ampio e una successiva elaborazione propositiva, sulla quale ci dovrà essere il massimo e coerente impegno di energie, di intelligenze, di volontà per superare insieme un passaggio che ci dovrà portare sulla sponda dello sviluppo, del progresso sociale e civile, di un Paese, di una regione e di una società meno diseguale e più coesa.
Lavoreremo fino all’ultima ora utile, affinché il Governo ed il Parlamento modifichino le misure contenute nella manovra recessiva.
Ascolteremo con attenzione il dibattito odierno certi di rilevarne suggerimenti e riflessioni preziose per il lavoro che ci aspetta.