Interventi

3 Novembre 2010

Federalismo, una scatola vuota

Federalismo una scatola vuota



3 novembre  2010 -  l'Unità


Intervento di Simonetta Saliera

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

 

 

Il federalismo rischia di essere una scatola vuota, buona nelle intenzioni, nulla nella realtà. Infatti, basta guardare i testi approvati nelle settimane scorse dal governo per avere la conferma del fatto che si tratta di provvedimenti parziali e settoriali che interpretano in modo minimalista il federalismo fiscale.

Nei decreti legislativi, poi, non c’è nessuna definizione che aiuti a capire come si possa andare al superamento della spesa storica per individuare e determinare i costi per le Regioni e i fabbisogni standard per i Comuni. Questi sarebbero uno dei pilastri fondanti del federalismo fiscale che ha l’obiettivo di avviare un percorso di efficienza nell’erogazione dei servizi con un equivalente recupero sugli sprechi. Mancando elementi fondamentali delle riforma come la definizione di livelli essenziali (perequazione, patto di convergenza, consapevolezza degli obiettivi di servizio) e i numeri certi sull’impatto del federalismo fiscale. Inoltre si rinvia a successive norme non previste dalla legge delega questi elementi fondamentali del federalismo. Andiamo, dunque, verso un minor potere degli enti locali, una tendenza che si è già mostrata negli ultimi anni.
E per confermare questo basta guardare alcuni dati comparati tra Stato e sistema degli enti locali: tra il 2007 e il 2008 il rapporto fra deficit e Pil è passato dall’1,5% al 5,3%: negli enti locali è rimasto stabile allo 0,1%,mentre a livello di amministrazioni centrali è passato dal 2,1 % al 3,8%. Stessa tendenza per il rapporto tra debito e Pil che è passato dal 103,5% al 115,8% a livello nazionale mentre gli enti locali passati dal 3,6% al 3,8%. Nello stesso periodo il grado di autonomia impositiva è crollato dal 33% al 25%.
Nonostante questi dati, la manovra estiva del 2010 ha scaricato sugli enti territoriali una quota sproporzionata del riequilibrio del deficit pubblico (340 milioni di mancati trasferimenti per la sola Emilia-Romagna) aggravando a livelli non sostenibili le loro difficoltà, in quanto chiamati a fare i conti con il taglio dei trasferimenti, il blocco dell’autonomia impositiva e l’enorme crescita della richieste di aiuto dovuta alla conseguente disoccupazione. L’attuazione del federalismo fiscale in queste condizioni e senza una riforma del sistema fiscale generale, evidenzia preoccupanti limiti e contraddizioni e purtroppo fa apparire la realizzazione del federalismo una dichiarazione di intenti priva di reali contenuti. Mi auguro che il governo ascolti e recepisca le idee correttive che sono sottoposte alla Comune valutazione nella Conferenza Stato-Regione e nella conferenza unificata.

 

 

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