21 Settembre 2010
Questa tavola rotonda rappresenta un’occasione importante, per una serie di motivi che meritano di essere ricordati prima di entrare nel vivo del nostro dibattito di oggi.
Il primo motivo sta nella riconferma, con le iniziative di queste 4 giornate, della vitalità e del protagonismo di questa area della nostra regione sui temi della sicurezza e della legalità. Riguardando i progetti realizzati da dieci anni a questo parte in collaborazione tra Regione, Comune di Ferrara e Comuni della provincia di Ferrara, sui quali vorrei dire dopo qualcosa di più preciso, credo si possa veramente andare orgogliosi non solo del numero, ma anche della qualità degli interventi e della filosofia che essi esprimono.
Il secondo motivo è il tema di queste giornate: è oggi più che mai importante che nella nostra regione le iniziative di diffusione della cultura della legalità si moltiplichino e si diffondano per rafforzare gli anticorpi che questa regione ha sempre dimostrato di avere rispetto alle infiltrazioni della criminalità mafiosa. Anche su questo punto vorrei aggiungere poi qualche considerazione di prospettiva futura.
Infine, e questo è un motivo più personale, è oggi la prima volta che partecipo ad una iniziativa pubblica in quest’area della regione nella mia veste di vice-presidente con delega alla sicurezza e alla polizia locale. Un tema impegnativo, che richiederà anche nel futuro tutte le nostre energie e risorse, ma rispetto al quale partiamo da una storia consolidata e forte di esperienze qualificate e spesso innovative rispetto al resto del paese, costruite attraverso una stretta collaborazione tra
Dicevo all’inizio del mio intervento, dell’attivismo di quest’area, Ferrara e le altre città. Lo dimostrano i numeri, innanzitutto: dal 1999 al 2009 la provincia di Ferrara ha ottenuto finanziamenti regionali per la sicurezza per ben 27 progetti locali. Solo per questi progetti (che sono intervenuti in vari ambiti: dal recupero urbanistico di aree degradate alla mediazione dei conflitti, anche interetnici, alla prevenzione del bullismo e della devianza giovanile, per citare solo alcuni esempi)
A questi vanno aggiunti altri 16 progetti, sempre sostenuti dalla regione, presentati da associazioni di volontariato che sono intervenute in materia di sicurezza urbana. Ancora, sempre nella provincia di Ferrara, sono stati 20 i progetti per la riqualificazione dei corpi di polizia locale che hanno ottenuto il contributo regionale per il miglioramento e l’innovazione delle strutture.
Se a questo aggiungiamo i progetti speciali realizzati attraverso gli accordi di programma e i protocolli d’intesa che
Ma vorrei ricordare anche un progetto avviato nel Comune di Argenta con il contributo della regione, dove si è sperimentato l’inserimento tra gli ausiliari della polizia locale di alcuni cittadini stranieri.
Due aspetti di questa ricca progettualità vorrei evidenziare: il primo è la stretta collaborazione tra la regione e le Città che abbiamo sperimentato nel ferrarese e che si rivela una strada vincente, che dovremo percorrere anche su altri piani, come quello del contrasto alla infiltrazione mafiosa; la seconda è la filosofia degli interventi che ha guidato le politiche di sicurezza urbana sviluppate in questi anni, una filosofia di intervento che privilegia un’idea della sicurezza urbana come costruzione di un sistema condiviso di regole, in un ambiente urbano che vogliamo più sicuro per tutti, con l’obiettivo di aiutare le nostre comunità a non arroccarsi su un modello di esclusione e di difesa, ma di comunità capace di accettare il cambiamento sociale cercando, con l’aiuto delle istituzioni, di guidarlo e di trasformarlo in una opportunità di crescita e di convivenza migliore.
A Ferrara questa strada si è delineata chiaramente, e l’ultimo accordo siglato tra
Queste considerazioni aprono la strada ad una ulteriore riflessione, più di prospettiva. In queste giornate qui si discute di sicurezza e di contrasto alle infiltrazioni mafiose.
Noi sappiamo che l’Emilia – Romagna, anche più di altri territori del Nord, è rimasta “terra nemica”, secondo una efficace definizione coniata in uno dei rapporti di Cittasicure sul tema – refrattaria quindi al radicamento di criminalità organizzata di stampo mafioso. Sappiamo anche che ci sono segnali preoccupanti, da capire meglio, e che indicano la possibilità che questa terra sia meno nemica che in passato. Allora noi dobbiamo ripartire dalla nostra idea di sicurezza – che non è mai stata declinata in una prospettiva puramente difensiva, ma al contrario sempre accostata alla coesione sociale – per fare un passo ulteriore verso il rafforzamento delle resistenze al radicamento di nuovi fenomeni.

1) Attività di prevenzione primaria e secondaria rivolte all’esterno del contesto criminale, sulle comunità di riferimento e sul tessuto sociale nel quale queste attività vanno ad innestarsi. Questo è il terreno di azione privilegiata delle regioni, poiché si tratta di intervenire sulle relazioni ( o il capitale sociale) di cui crimine organizzato e mafia hanno bisogno per radicarsi ed espandersi in un territorio. Sono attività prioritarie in questo ambito:
2) Interventi di prevenzione terziaria:
· recupero e gestione a fini sociali e istituzionali di beni confiscati;
· sostegno alle vittime di mafia (si tratta di interventi che, per quanto intervengano dopo che eventi di mafia si sono realizzati, hanno anche un valore simbolico di rafforzamento del capitale sociale “sano” come nel caso di recupero a finalità sociali di beni confiscati)
3) Controllo amministrativo e strumenti regolativi dei mercati legali, per esempio:
· intensificazione dei controlli amministrativi / interventi di natura regolativa e non repressiva dei mercati – di competenza diretta delle Regioni - per impedire il radicamento di dinamiche illecite
· interventi nell’economia legale e nel tessuto sociale per rendere un territorio meno appetibile in termini di opportunità per il crimine organizzato e mafioso.
4) Supporto alla attività investigativa e repressiva di altre pubbliche amministrazioni. Questa attività può essere esercitata dalle regioni e da altri enti territoriali attraverso:
· attività di ricerca e di documentazione da mettere a disposizione di altri soggetti;
· attraverso il contributo che il controllo amministrativo del territorio esercitato dalla polizia locale può portare allo sviluppo di indagini della magistratura
· con forme di collaborazione con le altre forze di polizia.
Abbiamo già cominciato ad operare su alcuni piani: per esempio, il bando regionale che dà contributi sulla sicurezza è stato orientato quest’anno a riconoscere una particolare priorità ai progetti degli enti locali che intervengano su questi fattori. Abbiamo poi operato una ricognizione per capire i bisogni che i Comuni hanno quando si trovano a gestire beni confiscati. Sappiamo che per ora si tratta di interventi limitati, ma che potrebbero aumentare e sui quali
E’ un lavoro che vede coinvolti più settori della Regione perché riteniamo che sia necessario sviluppare l’ azione su più piani, proprio perché le mafie operano su più piani per acquisire o sviluppare le loro forme di controllo del territorio. Ma l’azione strategica è il rafforzamento delle resistenze che esistono nel nostro territorio: in estrema sintesi, sappiamo che le mafie traggono la loro forza dalla vulnerabilità dei mercati legali, dalla accumulazione di ricchezza, dalla debolezza del tessuto sociale, dalla scarsa presenza delle istituzioni, dalla sfiducia dei cittadini verso le istituzioni stesse. Queste sono le nostre 5 priorità dei prossimi anni, e credo che se anche su questo piano svilupperemo una solida alleanza tra regione e Città, potremo ottenere qualche risultato.