11 Settembre 2010
Intervista a l'Unità dell'11 settembre 2010
Intervista a l’Unità dell’11 settembre 2010
“Dopo la confisca l’uso è difficile”
“Con la nostra proposta di legge vogliamo che i Comuni facciano in fretta e bene”
“Vogliamo essere al fianco dei Comuni perché ci sia un utilizzo pieno dei beni confiscati alla mafia e alla criminalità organizzata”. La vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera, rilancia con queste parole l’annuncio fatto giovedì scorso dal palco della Festa dell’Unità di Bologna, sulla volontà di istituire un osservatorio sulle infiltrazioni criminali e uno sportello che dia una mano ai municipi per sfruttare al massimo i beni confiscati alla mafia. Si tratta di terreni e case che possono poi essere messe a disposizione delle amministrazioni e delle associazioni.
Vicepresidente è aumentato il rischio di infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna?
“La nostre istituzioni sono una corazza che impedisce a questo brutto fenomeno di attecchire, di radicarsi nella nostra comunità e
Quali sono gli obiettivi dell'osservatorio che la giunta intende creare, e come potrebbe essere composto e funzionare?
“Dobbiamo arrivare alla realizzazione di una banca dati per gli enti locali e per poter collaborare con le parte investigativa e le forze dell’ordine. Avere il maggior numero di informazioni è la via giusta per poter realizzare progetti mirati per ogni singola criticità”.
Perché è così complicato riassegnare i beni confiscati alla mafia? Come pensate di poter accorciare questi tempi? E come funzionerà concretamente lo sportello?
“Molto spesso ci sono ancora problemi giudiziari legati ai beni, in alcuni casi per i Comuni entrare in possesso di un bene confiscato significa anche farsi carico degli oneri (ipoteche, muti, ecc…) che gravano su di questo, c’è poi anche la necessità di investimenti per valorizzare i bene. Lo sportello che sarà realizzato all’interno della nostra struttura, avrà proprio il compito di aiutare gli enti locali nell’acquisizione e nella gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Spesso si tratta di procedure che un singolo Comune fa fatica ad affrontare da solo. Quello che è certo è che per la criminalità organizzata essere colpita nel patrimonio è ferale”.
Come contrastare l'insorgenza di una cultura dell'illegalità anche nei nostri territori?
“L’ossatura della nostra società è frutto dell’intreccio tra identità, cultura, volontariato e civismo: è un intreccio di elementi che portano con sé il valore della vita umana come antidoto e antivirus alla nascita di fenomeni mafiosi. Dobbiamo insegnare questa cultura della legalità attraverso progetti educativi in particolare nelle scuole e a mantenere un forte legame con il volontariato, con l’associazionismo e le organizzazioni sindacali e imprenditoriali e una forte collaborazione con le forze di polizia. Si tratta di realtà che rappresentano occhi e orecchi sul territorio per tenere alta l’allerta”.