18 Agosto 2010
Quel filo rosso tra l'Europa e la Regione
Quel filo rosso tra l'Europa e la Regione
18 agosto 2010 - l'Unità
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione
L’Emilia-Romagna fin dalla sua nascita ha condotto una politica dal respiro internazionale sperimentando anche nei momenti di grande espansione economica del nostro Paese, gli asfittici confini nazionali. Non è un caso che nel 1972 l’allora presidente della Regione Guido Fanti (nella foto a destra), lavorò per far sedere allo stesso tavolo i rappresentanti del governo israeliano e del popolo palestinese per iniziare a discutere dei loro dolorosi rapporti di convivenza e di pace.
Oggi, parlare del contesto internazionale per le Regioni italiane vuole soprattutto dire Europa e la Regione Emilia-Romagna è impegnata a coglierne tutte le opportunità. Nell’attuale forte crisi dei Paesi occidentali, l’Europa può rappresentare per l’Italia e per la nostra Regione un sicuro punto di riferimento per attuare politiche economiche in grado di consentirci di superare la gravissima situazione produttiva e sociale nella quale ci dibattiamo. La colpevole inesistenza di una politica economica del governo nazionale aggrava pesantemente questa situazione e non è un caso, infatti, che nessuno contrasti se non la Cgil e le forze del centrosinistra, le devastanti incursioni di Marchionne nella demolizione di diritti costituzionali dei lavoratori, dei contratti nazionali di categoria e delle consolidate relazioni industriali che si vorrebbero ridotte allo stato servile.
Impresa, lavoro, ricerca, innovazione, formazione professionale, democrazia e lotta alla povertà sono invece il fulcro dei campi di intervento delle attuali politiche comunitarie definite dall’Europarlamento come motori per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Nel periodo 2007-2013 la nostra Regione è riuscita a reperire fondi comunitari per un totale di 2,4 milioni di euro, una cifra già ha mobilitato investimenti locali di analoga entità. Si tratta di risorse che sostengono le politiche per le imprese, per un’economia verde, per l’occupazione e per gli importanti settori dell’agricoltura e della pesca, della cultura, dei giovani, di welfare. Per il futuro continueremo l’impegno per acquisire risorse finalizzate a questi settori fondamentali per lo sviluppo della nostra Regione. In specifico in questi mesi stiamo lavorando perché nel 2019 Ravenna venga dichiarata capitale europea della cultura con tutti i benefici economici che questo comporterà per il nostro territorio. E siamo impegnati a far sì che il terminale sud nel cosiddetto “corridoio ferroviario trans europeo baltico-adriatico” sia a Bologna-Interporto e a Ravenna Porto e non si fermi a Trieste.
I prossimi saranno anni complessi e delicati: a partire dal 2013 l’Ue cambierà le logiche di erogazione delle risorse per gli investimenti beneficiando non più la sola Regione, ma progetti che riguardano territori più vasti definiti “macroaree”, come ad esempio quella Adriatica, oppure ad un insieme di Regioni europee anche non confinanti, ma collegate da un progetto comune di sviluppo. Da oggi in avanti fare politica regionale in Europa vorrà dire non solo avere progetti validi, ma che questi devono riguardare e trovare il coinvolgimento di altre Regioni. In una parola: politica di qualità e di alleanze per lo sviluppo di interessi comuni. L’altro aspetto da sottolineare, è che nell’Europa bisogna crederci e non mi pare che sia il caso dell’attuale governo italiano.