10 Dicembre 2018
“I monoteismi in Emilia-Romagna”
10 dicembre 2018 – Convegno con l’Osservatorio sul pluralismo religioso Saluto di Simonetta Saliera Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna Buongiorno, ringrazio tutti i presenti, in particolar modo le tante e autorevoli personalità che a vario titolo hanno accettato con il loro contributo e la loro partecipazione a realizzare questa giornata di approfondimento sui monoteismi in Emilia-Romagna.
Il convegno odierno è la tappa fondamentale di un percorso di analisi che, insieme all’Osservatorio per il pluralismo religioso e all’Università di Bologna, abbiamo condotto per studiare e definire i monoteismi in Emilia-Romagna. Ne è emersa per gran parte la conferma di un quadro già noto. Con la caduta del Muro di Berlino è venuta meno la contrapposizione tra ateismo di Stato e religione e con le successive ondate migratorie lungo la via Emilia si è affermata una pluralità di confessioni religiose che hanno arricchito il nostro tessuto sociale. Spesso la diffusione di questi credi, la nascita o la chiusura dei rispettivi luoghi di culto seguono dinamiche proprie della crisi o della crescita economica. Nei momenti di espansione economica dell’Italia o per situazioni internazionali di guerre o di estrema povertà, sono avvenuti e stanno continuando flussi migratori anche da altri continenti che portano con se la propria fede. Il loro radicamento nel territorio li induce a richiedere spazi collettivi dove praticare il proprio culto. Libertà di praticarlo, fra l’altro, prevista dalla nostra Costituzione senza discriminazioni. Con la ricerca “I monoteismi in Emilia-Romagan” si sono sfatati pregiudizi e falsi miti: non stiamo assistendo a nessuna invasione, le principali religioni monoteiste sono sostanzialmente stabili e la migrazione di stranieri porta più fedeli cristiani che di altre religioni. Semmai assistiamo a un riposizionamento all’interno del Cristianesimo, con le confessioni riformate (protestanti) ancora numericamente fragili, ma in forte crescita, tanto per effetto diretto dell’arrivo di nuovi fedeli, quanto per un costante numero di conversioni dal cattolicesimo. L’Emilia-Romagna è la culla di un moderno pluralismo religioso e proprio la nostra secolare tradizione democratica permette di porre le basi dell’accoglienza. Essa prima di divenire integrazione è convivenza, qualcosa di qualitativamente e superiore di quel vago concetto che è la tolleranza, troppo esposto a contingenti emozioni e a situazioni politiche per poter essere il viatico di una società pacifica, inclusiva e plurale. La Costituzione della Repubblica italiana, di cui quest’anno festeggiamo i primi 70 anni di vita, parla apertamente dell’Italia come di un Paese dove vige la libertà religiosa come presupposto stesso della laicità della Repubblica e della separazione Stato-Chiesa. Come ricordava alcuni anni fa un intellettuale bolognese attento a questi temi come il professor Luigi Pedrazzi, la scelta dei padri costituenti (in particolare del cattolico Giuseppe Dossetti e dell’ateo Palmiro Togliatti che seguirono in prima persona l’estensione degli articoli della Costituzione sul rapporto Stato-Chiesa) fu quella di evitare la discriminazione religiosa che tanti lutti aveva portato nel periodo del regime nazista e fascista. In quest’ottica, come Assemblea legislativa, abbiamo promosso la conoscenza di come è cambiata la nostra società. Lo abbiamo fatto consapevoli che conoscenza e trasparenza dei comportamenti, unitamente all’assunzione di responsabilità, e sono elementi fondamentali per contribuire a rimuovere gli ostacoli e le paure che possono impedire una civile convivenza tra persone di fedi diverse. Le Istituzioni hanno il compito di operare perché si possa costruire una società in cui la convivenza è riconoscere agli altri la stessa dignità che vorremmo fosse riconosciuta a noi stessi, partendo dal presupposto che Dio non vuole guerre tra i propri figli. Buon lavoro.