23 Novembre 2018
23 novembre 2018 – Convegno della Commissione Parità in occasione della Giornata contro la violenza contro le donne Intervento di Simonetta Saliera Presidente dell’Assemblea legislativa Regione Emilia-Italia Buongiorno, ringrazio tutti i partecipanti per aver accettato l’invito ad essere qui per affrontare uno dei temi cardine della nostra società: l’uguaglianza di genere e la parità di diritti delle donne come base della nostra democrazia.
Uguaglianza perno fondamentale per il contrasto alla sopraffazione in cui germoglia quella violenza verbale e fisica che nella giornata odierna vogliamo denunciare e combattere. Ricordo che la nostra Costituzione, di cui quest’anno festeggiamo i 70 anni di vita, recita chiaramente che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli per dare pari dignità sociale ed uguaglianza senza distinzioni di sesso, di censo, di razza, di lingua, di religione e di opinioni politiche. La concretizzazione di quanto previsto dalla nostra legge fondamentale pari dignità sociale ed uguaglianza tra i sessi, non è da dare mai per scontata. Essa è sempre stata frutto di impegno civile, politico e di lotta sociale. Lo ha detto bene un padre della Repubblica di chiara fede socialista e democratica, come Norberto Bobbio: “la storia dei diritti è la storia delle lotte per la loro conquista”. Diritti, dunque. Diritti come base dell’emancipazione. Infatti, mai come nel caso delle donne questo assunto diventa verità: senza parità non c’è possibilità di maturazione politica e progresso universale della società. La Presidente Mori, a cui tanto dobbiamo per essersi fatta ideatrice, promotrice e poi divulgatrice della nostra “Legge quadro per la parità contro le discriminazioni di genere”, entrerà nel merito di cosa ha fatto e di cosa farà la Regione Emilia-Romagna attraverso politiche e interventi pubblici sul tema della promozione della parità di genere. Il convegno odierno si tiene a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: il più odioso dei crimini perché avviene nella maggior parte dei casi fra le mura domestiche. È un crimine ignobile perché perpetua antichi pregiudizi e vecchi luoghi comuni ed è violazione dei diritti umani che giunge fino al femminicidio. Per questo è molto importante non abbassare la guardia, dobbiamo continuare le battaglie di cultura e di civiltà e sostenere con tutti i mezzi chi ha il coraggio di chiedere giustizia per un crimine così inumano e doloroso. In questi anni la Regione Emilia-Romagna può dire di aver impegnato proprie risorse, materiali e professionali, per essere al fianco delle donne vittime di violenze. Si parla di numeri, purtroppo, di grande rilevanza: nel 2017 più di 3.500 donne risultano in carico ai Centri antiviolenza regionali. La quasi totalità di loro ha trovato aiuto nei 20 centri antiviolenza della rete regionale o nelle 39 Case rifugio al cui funzionamento la nostra Regione ha contribuito con uno stanziamento di 5 milioni di euro nell’ultimo biennio. Alla base di questo stanziamento sta il principio di permettere alle donne di crearsi una propria autonomia, la consapevolezza di non essere sole e di trovare così il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine per chiedere giustizia. Sostegno a chi subisce e denuncia violenza viene anche dalla Fondazione per le vittime di reato che, dal 2005, prima sotto la guida del senatore Sergio Zavoli, ora dell’intellettuale Carlo Lucarelli, assiste le vittime per dare loro un sostanziale contributo per affrontare la vita con dignità e più serenità. Nessuna deve essere sola davanti al travaglio della sofferenza: dei quasi 700 casi seguiti la maggior parte riguarda violenze ai danni di donne in un contesto cosiddetto affettivo. E’ una strada irta di difficoltà e a volte di dolore, ma che si deve continuare a percorrere con tenacia e determinazione perché con le nostre leggi, con il nostro quotidiano esempio stiamo contribuendo a costruire quella parità di genere che è valore fondativo della nostra Costituzione. E’ un percorso lungo che tiene insieme politiche per l’occupazione, per la conciliazione dei tempi di lavoro e cura, il contrasto alla violenza e norme per garantire parità di accesso delle donne alle istituzioni e nei luoghi cardine del potere decisionale. Da almeno due decenni la Regione Emilia-Romagna si è posta il tema – formale e sostanziale – di potenziare la presenza femminile nei luoghi decisionali, anche per il principio di rappresentanza della popolazione, dove le donne sono circa il 55% degli emiliano-romagnoli. L’ultimo intervento normativo in tal senso è stata l’introduzione nella revisione della legge elettorale nel 2014 della doppia preferenza di genere e dell’obbligo di presentare nelle liste elettorali un numero equivalente di candidate e di candidati. Nelle ultime elezioni regionali sono state elette 17 consigliere su 50. Dunque, con il 34% di donne elette, la nostra Assemblea legislativa regionale è la “più rosa” d’Italia, con un tasso di presenza femminile doppio rispetto a quello nazionale. È un’azione per “l’estensione dei diritti” che contribuisce a produrre una società più democratica e che vuole progredire in modo più rappresentativo ed armonioso. Sollevando lo sguardo dalla nostra Regione per osservare uno spicchio di mondo, mi piace ricordare a tutte noi, le lotte delle donne kurde della provincia del Rojava che non solo hanno organizzato un esercito femminile per combattere l’Isis, ma hanno anche conquistato nel loro territorio una Costituzione nella quale tutte le cariche monocratiche vedono la presenza di una donna e di un uomo con pari poteri. Così come vorrei ricordare il movimento “Le donne fanno la pace” che ha visto per due settimane marciare unite in Israele e nella Cisgiordania occupata, migliaia di donne israeliane, palestinesi, arabe, di sinistra, di centro e di destra per affermare la necessità di un accordo di pace in quella terra martoriata. Le donne ci sono. Facciamo in modo che anche gli uomini comincino a credere che non c’è soluzione ai problemi senza l’esistenza della pace tra i popoli e nelle relazioni personali. Grazie per l’attenzione e buon lavoro.