Interventi

13 Aprile 2018

Minori non accompagnati, le nostre buone pratiche

Minori non accompagnati, le nostre buone pratiche Bologna, 14 aprile – Convegno del Garante regionale per l’Infanzia Saluto di Simonetta Saliera Presidente dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna

Buongiorno, abbiamo deciso di aprire questa giornata con i volti e le parole dei protagonisti di una storia italiana di accoglienza, di solidarietà e di rispetto dei diritti fondamentali dell’infanzia. E’ la storia narrata nel docufilm “Pasta nera” che abbiamo appena visto insieme. Ringrazio l’Udi e tutti coloro che ci hanno permesso di proiettare questo contributo. Un ringraziamento a chi ha accettato di collaborare con l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna nell’organizzare l’evento odierno ed in particolare le associazioni del volontariato e gli esponenti delle comunità religiose monoteiste con cui abbiamo iniziato un comune percorso. Operiamo perché il protocollo per promuovere la figura del tutore volontario sia reale, vivo e non solo un adempimento burocratico come spesso, purtroppo, oggi è. Ed è per questo abbiamo voluto coinvolgere tutta la comunità. Il tutore deve essere persona moralmente affidabile e responsabile, ma anche educatore capace di avvicinarsi con delicatezza ed attenzione al minore affidatogli che in molti casi ha vissuto una storia complessa e difficile dal punto di vista affettivo. L’Unione europea suggerisce una rapida identificazione e protezione del minore fin dal momento dell’arrivo attivando contestualmente l’assistenza sanitaria, quella giuridica, il sostegno psicosociale, l’accesso al diritto all’istruzione e il potenziamento del ruolo dei tutori volontari. Allo stesso tempo la legge italiana 47 del 2017 ricorda a tutti noi che il minore straniero non accompagnato è una persona che pur nel transito fra Paesi resta titolare di tutti i diritti riconosciuti a tutti i minori. L’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna e la Garante regionale per i minori si sono mosse, quindi, nell’alveo di questi due insegnamenti: quello europeo e quello legislativo nazionale. Il tutore volontario deve ispirarsi al principio dell’interesse superiore del minore, è espressione di genitorialità e di cittadinanza attiva, poiché non solo assolve alla rappresentanza giuridica della persona di minore età, ma è interessato alla relazione con il minore e ad interpretare i suoi bisogni e i suoi problemi. La recente legge 47 definisce ambiti e responsabilità nella sua attivazione. La Regione ha operato fin dall’aprile 2017 con l’avvio di numerosi incontri con tutti i rappresentanti della rete territoriale (Assessorato regionale, Comuni del progetto SPRAR, Associazioni….). Nel successivo luglio si è proseguito con la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna e la Garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna per lo svolgimento di attività di selezione, formazione e iscrizione negli elenchi dei tutori volontari. Il Protocollo è stato presentato pubblicamente con i rappresentanti delle comunità religiose. Nell’agosto 2017 è avvenuta la pubblicazione dell’Avviso pubblico regionale per la selezione e la formazione di soggetti idonei a svolgere la funzione di tutori legali di minori stranieri non accompagnati da inserire nell’elenco presso il Tribunale per i minorenni di Bologna. I potenziali Tutori volontari nella nostra regione sono ormai più di 300. A partire dalla pubblicazione dell’Avviso pubblico (19/7/2017) a tutto il primo trimestre di quest’anno (31/3/2018), gli aspiranti Tutori volontari che hanno presentato domanda sono stati 263; a questi sono da aggiungere più di 40 persone già formate nel biennio 2013-2014, in collaborazione con il Garante e il competente Servizio regionale. L’ambito provinciale di provenienza maggiormente rappresentato è quello di Bologna (43,0%), seguito da quelli di Ferrara (14,1%) e di Parma (12,5%). In netta prevalenza sono donne (il 73,0%). La distribuzione per classi di età risulta per il 43,0% del totale entro i 45 anni, il 49,4% da 46 a 65 anni. Per quanto riguarda i titoli di studio posseduti è stato possibile si è riscontrato che il 62,7% dei candidati è in possesso di laurea; così come oltre il 92,0% conosce almeno una lingua straniera. Inoltre, in quasi il 53,0% delle domande è stato indicato il possesso di particolari capacità personali e professionali utili allo svolgimento della funzione di tutore volontario di minore straniero non accompagnato conseguite attraverso formazioni specifiche. Ritengo sia da considerare di assoluto rilievo che la quasi totalità degli aspiranti tutori (90,6%) ha inteso dichiarare di aver svolto esperienze concrete di assistenza e di accompagnamento di minori stranieri soli all’interno di associazioni di volontariato o culturali, ovvero agenzie educative e ambiti professionali qualificati, ove è stata già svolta formazione e diffusa la conoscenza delle questioni giuridiche e umane riguardanti la cura degli stranieri di minore età. Tali evidenze risultano propedeutiche e sono strettamente legate al profilo dei nuovi Tutori volontari che dovranno rappresentare una nuova idea di tutela, non più vissuta solo dal punto di vista legale, ma come espressione di genitorialità sociale e di cittadinanza attiva inserita e sostenuta dalla comunità e dalle reti sociali. Il Tutore nello svolgimento dei suoi compiti sarà impegnato, infatti, a costruire un rapporto con l’obiettivo di orientare il minore nelle scelte di vita, nella realizzazione di un impegno di studio, di lavoro e di interessi personali che andranno individuati in collaborazione con gli operatori sociosanitari di riferimento. La figura del tutore volontario, anche nelle Regioni come la nostra che ha già attivato precedenti esperienze di promozione, resta una figura ancora poco conosciuta e su cui spesso ci si confonde con altre forme di tutela dei minori d’età quali: adozione e affido famigliare. La piena attuazione della legge 47 ci ha dato l’opportunità di contattare cittadini interessati a questi temi e insieme mettere meglio a fuoco i diversi istituti. Cosa chiedono nel contatto con il nostro ufficio regionale gli aspiranti tutori: - Di cosa si dovranno occupare? - Che impegno comporta fare il tutore? - se devono avere una camera disponibile? - Se si può fare come famiglia o coppia? - Se devono essere sposati? - Se devono essere laureati? - Quanto tempo serve? - Ci sono spese? Molte persone: - si rassicurano quando spieghiamo che resta attivo l’intervento a cura del Comune; - apprezzano che non si chiedano loro titoli di studio ma che ci sarà invece una formazione dedicata; - condividono che se anche il tutore è nominale e quindi una persona sola, essere parte di una famiglia è rassicurante e sentono che così potrà essere un’esperienza più ricca. Alcuni cittadini esplicitano apprezzamento verso le Istituzioni per questo tipo d’impegno concreto su un tema così controverso e spinoso. Ad oggi sono due le principali fonti di elaborazione della presenza di Minori non accompagnati sul nostro territorio nazionale: Ministero dell’Interno (con le prefetture per i progetti da loro finanziati) e Ministero del Lavoro e Politiche sociali. Secondo i dati nazionali al 31 dicembre 2017 i minori soli presenti e censiti erano 18.303, di cui il 93,2 % maschi e il 6,8% femmine. Di questi: il 60,3% ha 17 anni, il 23,4 % ha16 anni; mentre il 9,6% ha 15 anni, il 6,1% ha dai 7 ai 14 anni e lo 0,6% è fra i 0 e i 6 anni. Le cittadinanze più frequenti a livello nazionale sono: Gambia (12,0%), Egitto (9,9%), Guinea (9,6%), Albania (9,2%), Eritrea (8,0%). In Emilia-Romagna al 31 dicembre 2017 erano presenti 1.017, pari al 5,6% del totale, di cui 94,6% maschi e 5,4% femmine. Il 90,8% del totale dei minori presenti in Italia sono stati accolti presso strutture di accoglienza. L’Emilia-Romagna si colloca, anche per numero di strutture di accoglienza, tra le 5 regioni con maggiore ricettività. Accanto alla rete istituzionale delle comunità, abbiamo alcuni progetti innovativi di accoglienza in famiglia che saranno oggetto di maggior dettaglio nel corso della tavola rotonda. A partire dal 2013-2014 nei Comuni di Reggio Emilia, Bologna e Ferrara sono già state realizzate esperienze di tutela volontaria per i minori d’età. La principale criticità emersa prima della nuova legge 47 del 2017 è che la tutela viene spesso attivata per ragazzi già vicini alla maggiore età. In questi casi il poco tempo, a volte solo pochi mesi fra la nomina del tutore e il raggiungimento dei 18 anni, rende difficile consolidare una relazione significativa, così dovrebbe essere per il ruolo di tutore. Sarebbe opportuno incentivare la possibilità che i ragazzi pur avendo raggiunto la maggiore età proseguano in un rapporto relazionale significativo con il “loro tutore”. Problemi e complessità rappresentano una nuova sfida: non ci devono spaventare, ma essere un momento di rafforzamento del nostro impegno comune a tutela tanto dei ragazzi soli, quanto della serenità delle nostre comunità. Far finta che un problema non esista, oppure pensare di risolverlo solo come un fenomeno di ordine pubblico è il modo migliore perché un problema risolvibile diventi un’emergenza. Con tutto quello che ne consegue in termini di perdita di diritti e di possibilità di una vita serena e giusta per i minori divenuti giovani adulti. La nostra Costituzione riconosce diritti fondamentali alle persone. Con l’attività dei tutori volontari vogliamo attuare questa prescrizione della nostra Carta fondamentale.

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