13 Settembre 2017
Lectio Magistralis Sua Santità Bartolomeo I Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico Saluto di Simonetta Saliera Presidente Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna Buon pomeriggio, ringrazio le autorità civili, religiose e militari. I cittadini, i colleghi consiglieri regionali e quanti altri hanno accolto l’invito dell’Assemblea legislativa regionale e della Curia di Bologna ad essere qui, oggi, per la Lectio Magistralis di Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico, la cui presenza è per tutti noi motivo di gioia.
In questa occasione non possiamo non ricordare la morte del Cardinale Carlo Caffarra, nostro Arcivescovo emerito, il quale invitò per la prima volta Sua Santità Bartolomeo I ad una visita all’Arcidiocesi di Bologna nel 2005. Un grazie particolare va a Sua Eccellenza Monsignor Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, che ha scelto l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna come interlocutrice per l’evento odierno. Si tratta, nel rispetto reciproco dei ruoli, di condividere le affermazioni contenute nell’appello congiunto di Papa Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I in merito alla salvaguardia del creato. Anche noi siamo convinti che la buona politica locale debba e possa fare molto di più in riferimento alle contraddizioni create nell’intero mondo da uno sviluppo senza etica, né morale. Vuole essere un momento di riflessione sui grandi temi ambientali del presente per rinnovare in noi la consapevolezza che il mondo non è una nostra proprietà che lasciamo in eredità ai nostri figli, ma è un bene che abbiamo in prestito da loro, cioè dalla generazione Z come vengono definiti dal professor Segrè. La cura dell’ambiente, uno sviluppo ecosostenibile, l’essere consci che le risorse non sono infinite e che ogni danno che facciamo al nostro pianeta lo facciamo a tutti noi, sono valori che dobbiamo fare sempre più nostri. A tal proposito potremmo citare le affermazioni del popolo Indio Guaranì che durante le sue continue migrazioni verso la “Terra senza il male” ripetevano che la Terra era esausta e sospirava: “Sono stipata dei cadaveri che ho divorato. Lasciatemi riposare Padre. Anche le acque implorano riposo, anche gli alberi e gli animali”. A 47 anni dalla Conferenza di Stoccolma, la prima volta pubblica in cui si pose il tema dell’emergenza dell’inquinamento e della necessità di affrontare il problema della tutela dell’ambiente, abbiamo un bilancio fatto di luci e ombre. Sicuramente dai fermenti degli anni 70, passando per la presa di coscienza degli anni 80-90, si è formata una cultura di attenzione all’ambiente, di studio e di preoccupazione sui disastri, forse irreparabili, che uno sviluppo industriale senza regole e iniquo ha prodotto. In seguito, da Kyoto a Parigi, ci sono stati accordi internazionali per porre un limite all’uso di inquinanti e allo spreco di risorse. E’ preoccupante che oggi una nazione come gli Stati Uniti disconosca quegli accordi. Lungo tutto il ‘900 la produzione industriale è cresciuta oltre 50 volte rispetto agli ultimi decenni dell’800, l’80% di questa crescita è avvenuta a partire dal 1950. Nell’ultimo mezzo secolo del ‘900, dunque, l’economia è cresciuta a discapito dell’ambiente: c’è stato un abuso delle risorse naturali che è andato molto oltre il limite consentito dal ritmo biologico della loro ricostruzione, con una curva di crescita esponenziale del loro depauperamento che per la prima volta nella storia ha messo in discussione la stessa sopravvivenza della vita umana. Abbiamo, in sintesi, sottratto alla natura molto di più di ciò che la natura può produrre e quindi donarci. Di positivo c’è che, senza cadere nella retorica del catastrofismo, stiamo vivendo una presa di coscienza della drammaticità del problema. Una cosa deve essere chiara: una società ecologicamente sostenibile non è una società che rinuncia alla crescita, ma una società che lo fa con intelligenza e rispetto dell’ambiente. Curare la natura è crescita economica. Farsi carico dei disastri che si sono prodotti è crescita sociale. In questo quadro, voglio pensare, che iniziative come quelle di oggi siano un contributo culturale e operativo a sferzare tutti noi a proseguire e fare meglio su questa strada. E a non chiudere gli occhi su quella che è la nuova frontiera: la cura e l’alleanza tra uomo e terra in nome della vita, il contrastare le diseguaglianze sociali che fanno sì che una piccola minoranza di persone controlli e “consumi” la maggioranza dei beni ambientali. Lo sviluppo senza regole, e i conseguenti cambiamenti climatici, provocano esagerate ricchezze per alcuni e forte diseguaglianza per i molti, con povertà fame e malattie. I cambiamenti climatici che già ora avvertiamo, hanno dato origine a rinnovate migrazioni di intere popolazioni da territori divenuti invivibili alla ricerca della propria sopravvivenza. Per concludere vorrei ricordare a tutti, senza demagogia, che finché il gatto di casa nostra ha più coccole e mangia di più e meglio di tanti bambini del terzo mondo, vivremo in un pianeta ingiusto, violento e senza pace. Ed infine nel ringraziare Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico, desidero consegnargli il dono dell’Assemblea legislativa regionale che consiste in un piccolo mosaico ravennate, composto dal professor Tinarelli dell’Accademia di Ravenna che rappresenta il segno dell’amicizia e della pace, l'incontro tra Oriente ed Occidente e l'onore dell'acquisizione di un nostro gradito Concittadino dell’Emilia-Romagna.