8 Giugno 2017
8 giugno 2017 – Intervento di Simonetta Saliera Presidente dell’Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna
Buongiorno a tutti, vi ringrazio per aver scelto la sede dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna per il vostro convegno. Per l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna è un onore ospitare le iniziative dell’Afeva e aver collaborato nella realizzazione del volume di cui avete avuto copia al vostro arrivo. “Amianto: arte, salute, lavoro e diritti” è un libro autoprodotto dall’Assemblea legislativa regionale insieme all’AFeva e che raccoglie le produzioni artistiche “a tema” degli studenti dell’Istituto d’arte di Bologna. E’ per noi un onore questa collaborazione perché è il simbolo del legame che avvolge le istituzioni e i cittadini. Tra il lavoro della politica e le lotte per la libertà, per i diritti, per la salute nelle fabbriche e per migliorare le condizioni di vita delle persone. Il lavoro dei nostri giovani studenti è molto importante perché accende i riflettori su uno dei principali diritti della persona umana: quello alla salute. E quando parlo di diritto alla salute non mi riferisco solo alla possibilità che ogni persona, indipendentemente dal reddito e dal ceto sociale di appartenenza, venga curata nel miglior modo possibile. Mi riferisco in primo luogo al diritto alla prevenzione, al fatto che i lavoratori operino in situazioni e ambienti che non ne pregiudichino la salute, non siano esposti, per avidità del mercato, a rischi che troppo spesso portano a quelle che, ipocritamente, si chiamano morti bianche. L’Italia, ha una lunga tradizione di impegno civile sul tema della prevenzione e della sicurezza nei posti di lavoro. Ricordo, in primo luogo l’opera di un grande italiano come Gino Giugni, un giurista a cui tutti i lavoratori italiani sono debitori. Una lunga storia di lotte e di impegno perché affianco al giusto salario ci sia il buon lavoro. E’ una storia che ha dovuto farsi largo, sgomitando in mezzo a tante difficoltà perché l’Italia, e anche la nostra regione, sono state terra di sfruttamento e di sottovalutazione dei pericoli. Di grandi sacrifici di uomini e di donne che per il lavoro hanno perso la vita. La giornata di oggi, dunque, vuole essere anche un più generale tributo a chi nel lavoro ha trovato la morte. E’ un dovere morale che tutti noi, a partire dalle Istituzioni, dobbiamo compiere, perché non ci possiamo accontentare di giustificazionismi e di mancanza di interventi radicali. In questa lunga storia fatta di dolore e di battaglie, si inserisce a pieno il tema dei morti per amianto. E’ una storia che affonda le radici nel boom economico. E’ una tragedia che nasce e progredisce di pari passo con lo sviluppo dell’Italia del secondo dopoguerra, con l’industrializzazione di massa e con la nascita di nuove aziende che furono volano di ripresa. Sembra un paradosso, ma è così: l’Italia impetuosa del secondo dopoguerra si apprestava a combattere un conflitto ancora più difficile di quello bellico: combatteva, senza saperlo, contro un nemico silenzioso, di cui si ignoravano gli effetti negativi, poi sottovalutato, poi affrontato a viso aperto solo quando le troppe morti per malattie incurabili segnavano la vita di famiglie di operai, di tecnici specializzati, di facchini. E’ una storia che ha avuto una sua pagina triste anche a Bologna. E’ la storia delle Officine Grandi Riparazioni, che fu il simbolo della Resistenza bolognese, e di altre fabbriche come la Casaralta e la Sasib. Non posso non ricordare la lunga lista di morti per amianto alle Ogr, vittime di una lista tragicamente lunghissima di circa 271 persone, tutti morti per l’amianto. È giusto, è importante, aver chiesto per loro giustizia. Non posso dimenticare il loro impegno insieme al dirigente della Filt-Cgil Romeo Zazzaroni, non solo nel consiglio di fabbrica, ma tutti impegnati con giovani medici volontari alla ricerca sulla mortalità provocata dall'amianto e sulle possibili prevenzioni. Mentre l'azienda, e parliamo di un'azienda pubblica, le Ferrovie dello Stato, si rifiutava di riconoscerlo e sosteneva, con sempre minor forza nel tempo, che non esistevano studi scientifici né nazionali, né quanto internazionali che lo dimostrassero. Fu quel consiglio, quei sindacati, quei giovani ricercatori, insieme alle lotte operaie, che cambiarono a Bologna e in altre officine sparse per l'Italia le carte in tavola ed imposero severe misure di sicurezza. Per molti, però, era già troppo tardi. Nessun processo, nessun risarcimento potrà lenire lo strazio, né restituire alle famiglie i propri cari. Ognuno di noi, per quanto gli compete, deve impegnarsi per promuovere e difendere il diritto alla sicurezza sul lavoro. Per promuovere e difendere il rispetto delle regole, la salubrità e le condizioni di lavoro, a partire dai comparti più a rischio, ai comparti più esposti. Senza mai abbassare la guardia, mantenendo sempre alta l’attenzione, attraverso un confronto e un coordinamento tra forze economiche, sociali e istituzionali: i valori del lavoro e della sicurezza come questioni essenziali, vitali per la nostra società, e per tutta la nostra comunità. E sull’amianto, in particolare, perseguire l'obiettivo di una regione senza amianto è un obiettivo vero, non un’utopia.