Interventi

25 Aprile 2016

25 aprile a Zola Predosa

Zola Predosa – 25 aprile 2016 Intervento di Simonetta Saliera Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna Cittadini di Zola Predosa, Signor sindaco, Partigiani e amici dell’Anpi Autorità militari, civili e religiose, ho accolto con piacere l’invito a celebrare il 71° Anniversario della Liberazione nel vostro Comune. Giorno di gioia, ma anche di dolore e di preoccupazione per una situazione internazionale segnata da elementi che ricordano le tensioni sociali e i movimenti deliranti del secolo scorso che portarono allo sfacelo della Seconda Guerra Mondiale, alla tragedia della Shoah, alle occupazioni nazifasciste, al ricorso a quelle armi nucleari di cui ancora oggi portano le stimmati le città martiri di Hiroschima e Nagasaki.

La preoccupazione deriva da un nuovo nemico dell’umanità che ci fa rivivere gli orrori dello sterminio del passato. Viviamo con angoscia quanto avviene sotto i nostri occhi, nel Mediterraneo, nell’Ucraina e nei tanti Paesi dell’Africa, nel deserto della Libia come in quello della Siria. Così come allora siamo ancora impreparati a combattere le dittature stragiste ed i movimenti terroristi che hanno devastato le comunità innocenti a Parigi, a Bruxelles, in Libano, in Pakistan e in quei tanti altri Paesi in cui mietono vittime inermi inducendo fughe migratorie mai viste nella nostra recente storia. Tutto questo dovrebbe costringerci ad interrogare le nostre coscienze e indurre gli Stati democratici a rivedere le loro politiche e a mettere in atto misure e strumenti per una civile accoglienza, mentre invece si sta mettendo a nudo la vulnerabilità morale della nostra società. In questo 25 aprile vogliamo particolarmente ricordare la storia di chi combatté, si sacrificò e donò la propria vita per la libertà delle nostre generazioni e per la costruzione di uno Stato democratico, antifascista e repubblicano. Anche Zola Predosa ha dato un grande impegno alla lotta al fascismo, tanto che nel 1994 l'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro volle che il Comune fosse decorato con la Croce di Guerra al Valor Militare così motivata: "Zola Predosa, fedele alle sue tradizioni di libertà, costituì subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 i primi gruppi partigiani del circondario, concorrendo alla nascita della valorosa 63a brigata Garibaldi "Bolero". Con tali unità, unitamente alle squadre SAP formatesi nell'ambito del comune, condusse una lotta armata che, con ardimentose azioni in campo aperto e ripetuti atti di sabotaggio, non dette tregua all'opposizione nazifascista, impegnandone costantemente una parte considerevole delle sue forze stanziali. I numerosi concittadini caduti e feriti in combattimento, i civili trucidati per rappresaglia, le tante distruzioni provocate dalla rabbia vendicativa del nemico, testimoniano l'apporto di sangue e di sacrificio di Zola Predosa alla causa della liberazione”. A tutti loro, alla loro gioventù rubata, siamo tutti debitori. Debitori della nostra libertà. In questo giorno, quando il pensiero va a chi non c’è più, noi abbiamo l’obbligo di continuare a coltivare i germogli della memoria perché l’orrore che è avvenuto non trovi mai un oblio in cui rimettere radici, Noi vogliamo ricordare come la nostra democrazia sia sancita da una Costituzione che non poteva dimenticare i milioni di morti, il rivolgimento radicale del mondo, il tramonto delle grandi culture europee, le deportazioni, il razzismo, lo sterminio di massa, la necessità e l’aspirazione di nuove forme di convivenza e la messa al bando della guerra. Con la celta della Repubblica e con la Carta Costituzionale ci riscattammo dalla codardia di una dinastia reale, quella sabauda, che prima, proprio cento anni fa, aveva trascinato il Paese “nell’inutile strage” della Prima Guerra Mondiale e che poi aveva consegnato l’Italia al fascismo, con tutte le conseguenze che ben conosciamo. La Resistenza fu il riscatto di tutto questo. Una Repubblica scelta dal voto libero del popolo italiano. E, per la prima volta nella storia, anche dal voto delle donne, di cui quest’anno abbiamo celebrato il 70° anniversario del diritto di voto, una conquista dovuta anche al loro impegno e al loro sacrificio nella lotta partigiana. Dire perciò che la Costituzione nasce dalla Resistenza non è un espediente retorico, né una frase fatta, ma il semplice riconoscimento della realtà. Così come è il semplice riconoscimento della realtà ricordare come il movimento di Liberazione ebbe un carattere corale e si alleò a quell’unione mondiale di forze che sconfisse definitivamente il nazismo e portò l’Italia a vivere con pieno diritto nell’epoca del dopo Auschwitz, del dopo Dachau, del dopo Fossoli, del dopo Caserme Rosse. Se l’Italia non ha vissuto un dopoguerra lacerante come la Grecia, se non fu smembrata come la Germania, se non subì governi militari di occupazione come il Giappone, se ha potuto scegliersi lo Stato Repubblicano e la sua Carta Costituzionale anziché vedersela imporre come il Giappone e la stessa Germania dei Lander, ci sarà pur stato un motivo, una ragione storica che ha consentito il suo realizzarsi. NOI VOGLIAMO RICORDARE che c’è chi ha combattuto per la libertà e c’è chi ha combattuto per la dittatura c’è chi ha combattuto per la giustizia e c’è chi combattuto per i campi di sterminio. Ricordiamo che dopo l’8 settembre per i militari che rifiutarono l’adesione alla Repubblica di Salò e al fascismo, ci fu la deportazione nei campi di concentramento tedeschi, ci fu la morte immediata in combattimento e per fucilazione come per la Divisione Acqui di Cefalonia, ci fu la fuga ed il reclutamento fra i gruppi partigiani storici che già operavano. Infine, ci fu per altri l’arruolamento nel Corpo Italiano di Liberazione aggregato alle forze mondiali alleate contro il nazifascismo. E’ per questo che quelle scelte, ancora oggi, non possono essere poste sullo stesso piano, pur nell’umana pietà che si deve a ogni caduto. Senza odio, né rancore per QUESTO VOGLIAMO RICORDARE senza creazione di miti, senza demagogia, senza sollecitazioni epidermiche, senza umiliazioni. Ricordare è un modo per reagire alla più pericolosa delle tendenze: quella che rimuove e nasconde la realtà. Quella che sottovaluta il pericolo della dispersione, voluta e progettata, di tanti piccoli semi di senape nei campi non coltivati dalla cultura democratica. Il ricordo non si limita a dare ragione ai valori della lotta partigiana (condotta dalle Brigate garibaldine, Giustizia e Libertà, Mazzini, Matteotti, Fiamme Verdi) alla conquista di libertà, di tolleranza, di civiltà, di scelte di campo che quei valori hanno consentito, ma, anche a riflettere, a metterci in discussione, a capire ciò che in tutti questi travagliati anni si è succeduto, e a comprendere e a percepire il futuro. Per evitare la ripetizione di autentiche paure, per evitare il riprodursi di uno sciagurato passato che la storia ha già giudicato in tutte le sue pieghe. E’ necessario, è indispensabile questo continuo ritorno della memoria, questo continuo viaggio della mente e della ragione fra passato e presente, fra passato remoto e futuro imminente. Il passato è sempre con noi, la sua sorte dipende dalla decisione del presente di rimuoverlo o di assumerlo. La Resistenza è stata il perno morale e ideale di una lotta che ha messo nelle mani degli Italiani il proprio destino. Prima con il referendum Repubblica/monarchia e poi con un’Assemblea costituente che ha prodotto quella Costituzione con il cui viatico abbiamo attraversato la guerra fredda, siamo cresciuti nella libertà e siamo passati, in questi 71 anni, attraverso prove severe! Fino ad oggi, il vaccino antiautoritario, in essa contenuto, ha sempre aiutato le Istituzioni a mantenersi salde e unite nell’impegno di salvaguardare la democrazia, il futuro del Paese, la speranza, comunque, di riuscire a migliorarsi e mantenere integro e robusto il sentimento di identificazione comunitario dei nostri cittadini. PER QUESTO VOGLIAMO RICORDARE Perché negli ultimi anni stiamo assistendo ad un sempre più forte avvelenamento dei rapporti sociali, ad un diffuso attacco al mondo dei diritti della persona e alla dignità del lavoro, all’aumento esagerato della diseguaglianza economica e sociale. Fenomeni come criminalità, corruzione, evasione fiscale, disoccupazione giovanile, rigurgiti xenofobi, sono tutti elementi che erodono lentamente le basi del civile vivere comune. NOI NON DIMENTICHIAMO che questo è già avvenuto nella nostra storia. Vogliamo ricordare il debito di onore, di sangue, di civiltà di riconoscenza che dobbiamo alla Lotta di Liberazione condotte insieme agli eserciti alleati: - per lo Stato Repubblicano che ha contribuito a fondare - per la società libera che ha consegnato alle nostre generazioni - per i principi di giustizia e di equità sociale che ci ha trasmesso - per l’affermazione che in politica non deve mai prevalere l’odio per l’avversario - per l’insegnamento che ad ogni generazione spetta la propria fatica Tocca a noi, oggi, riscattare - la nobiltà e l’idealità della politica - l’etica democratica della nostra Costituzione - i valori morali a cui ci si deve ispirare nella gestione della cosa pubblica - il prevalere della cultura sulla forza - la dignità della vita di ogni persona - il lavoro e i diritti dei lavoratori - le ragioni dei migranti NOI LO RICORDIAMO. E NON LO VOGLIAMO DIMENTICARE Desidero, in questa occasione, dedicare un particolare ricordo al nostro amico e compagno Giacomo Venturi, che il destino ha prematuramente strappato all’affetto di tutti noi, e soprattutto di voi che lo avete avuto come sindaco. Egli ha sempre saputo incarnare il senso delle Istituzioni, la coerenza con i suoi ideali e la sua passione politica. Viva la Pace Viva la Costituzione Viva la Repubblica democratica fondata sul lavoro

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