24 Giugno 2010
Quei 650 milioni che il governo ci vuole togliere
24 giugno 2010 - l'Unità
Intervento di Simonetta Saliera
Come Conferenza delle Regioni stiamo chiedendo più equità, una distribuzione diversa e più proporzionale dei sacrifici tra il governo centrale, le Regioni e gli enti locali. Altro segnale negativo arriva al capitolo “federalismo fiscale”, che pure è stato voluto e sostenuto dalle Regioni: prosciugando i fondi delle cosiddette “deleghe Bassanini”, ovvero quelle funzioni che lo Stato ha delegato alle Regioni e per le quali è impegnato a trasferire le risorse concordate, il governo viola un patto con gli enti locali e contestualmente elimina ogni possibilità di realizzazione del federalismo fiscale che, ricordiamolo, a norma di legge deve essere fatto “a costo zero per lo Stato”. Quando si passa dai numeri alle parole, questo significa: meno trasporto pubblico locale, meno edilizia pubblica, meno welfare, minori risorse per il fondo per l’affitto, per quello per la non autosufficienza, per la formazione professionale e per il sistema delle imprese. Ripercussioni negative (anche se non ancora quantificabili) arriveranno anche dal taglio lineare del 10% della spesa dei ministeri. La manovra ricade solo per l’1,2% sul bilancio di spesa del governo, mentre per ben il 13,7% su quello delle Regioni.
Parlamentari e dirigenti del Partito Democratico e del centrosinistra, sindaci e presidenti delle Province, Presidenti delle Regioni stanno conducendo una seria battaglia perché non siano i cittadini, le imprese, le autonomie locali a pagare i ritardi e gli errori del governo e la sua incapacità di tenere sotto controllo un debito pubblico che a giugno sta toccando il suo massimo storico. Infatti, il governo non investe né in ricerca, né in innovazione, né in futuro: ma nonostante questo il debito pubblico continua a crescere (nel periodo 2007-2009 il contributo dello Stato centrale al debito è stato del + 10,8%, mentre quello delle Regioni è in controtendenza con un – 6,2%).