27 Giugno 2015
Il diritto alla verità 27 giugno 2015 – Commemorazione Strage di Ustica Intervento di Simonetta Saliera Presidente Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna Buongiorno a tutti, ringrazio la senatrice Daria Bonfietti, Presidente dell'Associazione famigliari vittime della Strage di Ustica, e il sindaco di Bologna Virginio Merola per l’invito rivolto alla Regione Emilia-Romagna a essere qui con voi oggi a ricordare una delle pagine più tragiche della nostra storia recente.
Allo stesso modo ringraziamo la vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana Maria Cirone. Con la sua presenza conferma come la strage di Ustica sia stata una ferita nell’intero tessuto democratico italiano, una cicatrice che ancora oggi sfregia il volto della nostra nazione democratica. Nonostante due sentenze definitive della magistratura, nonostante la desecretazione sugli atti dei servizi, nessuno oggi è ancora in grado di conoscere ciò che realmente avvenne il 27 giugno 1980. Sì, cari cittadini, care istituzioni. Nel caso di Ustica, come in quello di tante altre azioni stragiste avvenute negli anni ’70 e ’80, la cosa più incomprensibile è quella di non poter accedere pubblicamente agli atti che consentano la conoscenza dell'intera verità. Piangiamo, e non dobbiamo mai smettere di farlo, i morti. Siamo vicini alle famiglie che ancora a 35 anni di distanza si chiedono perché siano state private dei loro cari. Ma allo stesso tempo soffriamo. Non solo per i morti, e per il ricordo di chi non c’è più. Ma per quegli innocenti le cui voci che (come si può ascoltare in modo toccante al Museo di Ustica) di tutto parlavano meno che della morte mentre le loro vite stavano viaggiando verso un futuro ineluttabile quanto drammatico. Soffriamo anche perché ci viene negata la verità. E’ la costante dello stragismo italiano: da Portella delle Ginestre all’Accademia dei Georgofili, dalla Strage di Piazza Fontana al rapimento e all’omicidio del Presidente Aldo Moro. A tutta la violenza che ha insanguinato Bologna: l’Italicus, il rapido 904, la strage alla Stazione del 2 agosto 1980, la vicenda della Uno Bianca, l’omicidio di Marco Biagi e, appunto, la strage di Ustica. Tutte pagine tragiche della nostra vita accomunate dall’oscurità, da pezzi di verità mancanti. Celati. Nascosti dietro muri di gomma e di menzogne. Come ebbe a dire una volta il senatore Libero Gualtieri, indimenticato Presidente della Commissione Stragi, “lo stragismo vive della paura, la paura è figlia della negazione della verità”. E’ per questo che oggi siamo qui. Bologna e l’Italia vogliono ricordare. E vogliono la verità, tutta la verità. Ciò che accadde nel cielo di Ustica in quella tragica notte del 1980 è un grave vulnus della nostra democrazia. Ricordare non è solo un esercizio retorico: è vaccinarsi dalla tentazione dell’oblio e dell’omologazione. E’ tenere vivi gli anticorpi che una società ha maturato nel corso della propria storia per non rivederne le tragedie. E’ rendersi immuni dalla superficialità e dal rischio che distruggendo la memoria si cancelli la base stessa della nostra identità e della continuità con il tempo. La nostra fatica del vivere quotidiano è piena di tribolazioni, di paure e di ansie, ma, se possiamo continuare a vivere in una democrazia, è perché attraverso la memoria sappiamo rendere omaggio a chi ha perso la vita in tragedie come quella di Ustica. In questi anni la Regione Emilia-Romagna in generale e l’Assemblea legislativa in particolare hanno sostenuto e incentivato le attività dell’Associazione dei famigliari delle vittime che ha voluto perseguire, che ha saputo coinvolgere studenti e artisti al fine di promuovere, attraverso il teatro e la poesia, e l’impegno civile della memoria. E’ un dovere quotidiano che va di pari passo con l’impegno di tutti noi nel chiedere che su fatti come questo (che così tanto hanno ferito la nostra coscienza civile) sia fatta completa luce con ampia e forte collaborazione. Una condivisione fra le Assemblee legislative che ha voluto perseguire con tenacia e disperazione la conoscenza della verità.