25 Aprile 2014
Quel giorno venne la libertà
Quel giorno venne la libertà
Casola Valenio - 25 aprile 2014
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
Signor sindaco Partigiani e amici dell’Anpi
Autorità militari, civili e religiose
Cittadini di Casola Valsenio
ho accolto con piacere, l'invito del vostro sindaco a celebrare il sessantanovesimo Anniversario della Liberazione in questo Comune. Memoria che in queste terre manda alla mente i sanguinosi combattimenti di Monte Battaglia e Monte Cece, nel settembre/ottobre 1944.

La memoria riporta alla mente il contributo straordinario dato dalla comunità, dall’antifascismo e dai partigiani casolani alla Guerra di Liberazione, che ha meritato al vostro Comune – nel 1985 – il conferimento della CROCE DI GUERRA AL VALOR MILITARE. A Casola Valsenio, come nel resto del Paese, ci sono stati uomini e donne che si sono sacrificati per la salvezza e per la libertà dell’Italia. Persone semplicemente amanti della libertà; giovani e ragazzi che non volevano essere arruolati nell’esercito collaborazionista della Repubblica sociale di Mussolini. Donne e uomini che hanno conosciuto la brutalità dell’occupante nazista e dei fascisti repubblichini Donne e uomini che hanno deciso di rifiutare l’orrore di 20 anni di dittatura fascista e di 4 anni di guerra. In tanti diventarono partigiani. In queste valli, a sud di Imola e Faenza operava quella che è stata una delle più grandi e combattive formazioni partigiane della Resistenza italiana: la 36ma Brigata Garibaldi “Alessandro Bianconcini”, che raggiunse più di 1500 effettivi, divisi in 4 battaglioni e 20 compagnie. Il tributo di sangue pagato dalla 36ma è stato enorme: 172 partigiani uccisi in combattimento e 121 feriti. E enorme è stato il sacrificio della popolazione civile casolana, con le vittime dei bombardamenti e delle rappresaglie naziste, come a San Rufillo nei giorni dei combattimenti aspri e feroci di Monte Battaglia. La guerra travolse e sconvolse questi luoghi, le valli e i monti dell’Appennino Tosco-Romagnolo, tra il 1944 e il 1945. Sono i mesi drammatici del passaggio e della permanenza del fronte, segnati dai bombardamenti, dalle distruzioni, dalla morte di tanti civili. Casola fu liberata alla fine di novembre del 1944 e Faenza e Ravenna nel dicembre dello stesso anno. Ma non cesseranno le sofferenze e i lutti! Da quel momento, per 5 lunghi mesi la linea del fronte coincide con il corso del fiume Senio a nord e con la Vena del Gesso a sud. E’ da lì che partono i tiri dell’artiglieria tedesca sull’abitato di Casola. Ed è da questi luoghi, dal fronte del Senio e dalla Vena del Gesso che nell’aprile del 1945 – dopo la lunga sosta invernale - riparte l’offensiva degli Alleati, valorosamente affiancati dai reparti del ricostituito Esercito italiano, tra cui si distingue il Gruppo di combattimento “Friuli” che – dopo i combattimenti sui Gessi, a Riolo e Cuffiano, a Casalecchio de’ Conti – parteciperà alla liberazione di Imola e di Bologna, dove entra per primo il 21 aprile 1945. In questo elenco di chi scelse la parte della libertà e della democrazia e non quella dell’orrore nazifascista merita un ricordo particolare la Brigata Ebraica, nata per espressa volontà del Primo Ministro britannico Wiston Churchill, essa profuse gran parte del proprio impegno proprio in terra di Romagna, al fianco del Gruppo di combattimento “Friuli”. I suoi caduti sono tumulati al cimitero di Piangipane a Ravenna. Care cittadine e cari cittadini, la nostra democrazia è sancita da una Costituzione che non poteva dimenticare i milioni di morti, il rivolgimento radicale del mondo, il tramonto delle grandi culture europee, le deportazioni, il razzismo, lo sterminio di massa, la necessità e l’aspirazione di nuove forme di solidarietà e la messa al bando della guerra. Questa Costituzione, la Costituzione della Repubblica italiana, ha origine nella Resistenza e nella guerra di Liberazione, nel sacrificio dei deportati, dei partigiani, dei militari, uniti nel rifiuto del fascismo e del nazismo, a costo della propria vita, a costo delle stragi e delle barbare rappresaglie naziste. Affermare ciò non è un espediente retorico, né una frase fatta. È riconoscimento della realtà. Così come è riconoscimento della realtà, ricordare come, la Lotta di Liberazione, ha avuto un carattere corale, parte integrante di quell’unione mondiale di forze che ha sconfitto definitivamente il nazismo e che ha portato l’Italia a vivere con pieno diritto nell’epoca del dopo Auschwitz e del dopo Fossoli a condividere la costruzione di un nuovo assetto internazionale, nel mondo e in Europa.

Lo spirito unitario della Costituzione ha saputo prevalere su diversità e sulle contrapposizioni ideologiche delle varie forze politiche, tanto che tutti furono spinti, al di là di ogni interesse e strategia particolari, a ricercare nella Carta fondamentale per la convivenza una convergenza ragionevole ed equa in cui ogni cittadino si potesse riconoscere. Per questo si può ben affermare che la Costituzione italiana è nata da quel crogiuolo di idee, di contrasti, di diversità, di emozioni che la rende universale ed in qualche modo extratemporale. Negli ultimi anni c’è stato chi, più o meno ostentatamente, ha cercato di sminuire il significato del 25 aprile, relegandolo a evento, a celebrazione di parte! C’è chi addirittura ha proposto di abolire questa data. Così come negli ultimi due decenni si è cercato di svilire il contributo, determinante, dato dai partigiani italiani (comunisti, socialisti, laici, repubblicani, cattolici e monarchici) alla lotta di Liberazione. A costoro rispondono ancora una volta la semplicità e la incontestabilità dei fatti. Se l’Italia non è diventata, in quegli anni, una Jugoslavia, se non ha vissuto un dopoguerra lacerante come la Grecia, se non è stata smembrata come la Germania, se non ha subito governi militari di occupazione come il Giappone, se ha potuto scegliere democraticamente di costituirsi in Repubblica con il referendum del 2 giugno 1946, se ha potuto darsi una Carta Costituzionale anziché vedersela imporre come il Giappone e la Germania, ci sarà pur stata una ragione storica che ha consentito il suo realizzarsi. Il motivo è rappresentato dalla ricompensa dovuta a quel popolo che, con il movimento di Resistenza e ribellione all’oppressione, trovò il coraggio di intraprendere al lotta per la propria Liberazione. Questa verità storica non solo va difesa; si deve coltivarne la memoria, il duraturo ricordo! E NOI VOGLIAMO RICORDARE che c’è stato chi ha combattuto per la libertà e c’è stato chi ha combattuto per la dittatura. che c’è stato chi ha combattuto per la giustizia e chi ha combattuto per riempire i campi di sterminio. Noi siamo e saremo sempre dalla parte di chi ha combattuto e si è sacrificato per la libertà e per la giustizia, perché si deve a quel sacrificio se da 69 anni viviamo in pace, se da 69 anni – malgrado limiti, difetti e contraddizioni – viviamo in democrazia e in libertà e se il Paese ha potuto produrre cambiamenti senza precedenti nella sua struttura, fino a entrare a far parte del novero ristretto delle nazioni più industrializzate. La Costituzione ha consentito e accompagnato l’evoluzione dell’Italia nella libertà, nello stato di diritto, nella giustizia. Siamo passati attraverso prove severe in questi ultimi 69 anni e si deve alla Costituzione se il popolo italiano e le Istituzioni hanno saputo essere saldi e determinati nell’affrontare, prevenire e sconfiggere i tentativi autoritari e gli attacchi terroristici. Ma le prove difficili non sono certo finite! Negli ultimi anni – complice una terribile crisi economica e finanziaria internazionale e teorie economiche improntate a un rigore privo di etica e moralità – stiamo assistendo ad un progressivo avvelenamento dei rapporti sociali, ad un diffuso attacco al mondo dei diritti della persona e alla dignità del lavoro, all’aumento esagerato della diseguaglianza economica fra ricchi e poveri. Assistiamo quotidianamente all’affermarsi di comportamenti che non cercano la qualità della convivenza, ma la oltraggiano fino a metter in discussione la stessa democrazia. Sappiamo bene, infatti, che la democrazia ha difficoltà a sopravvivere in una società in cui si disprezza - la politica, - la gestione del bene comune, - la partecipazione democratica dei cittadini, - e in cui non si avverte più come necessaria nessuna convergenza comunitaria e dove gli interessi particolari prevalgono su tutto. Troppi si sentono autorizzati e incoraggiati a far uso di espressioni violente, volgari, offensive dell’altro, a disprezzare qualsiasi regola a concedere spazi alla corruzione e al discredito delle Istituzioni. Non ci si ascolta più, ma ci si urla contro sopraffacendo con il dileggio, gli schiamazzi e le grida, la sostanza della riflessione e dei ragionamenti. Sono tutti atteggiamenti che erodono lentamente le basi del civile vivere comune. NOI NON DIMENTICHIAMO che questo è già avvenuto nella nostra storia, e ci è costato caro! PER NON DIMENTICARE, vogliamo ricordare il debito di onore, di sangue, di civiltà, di riconoscenza che dobbiamo all’esperienza storica, politica e civile della Lotta di Liberazione: - per lo Stato Repubblicano che ha contribuito a fondare - per la società libera che ha consegnato alle nostre generazioni - per i principi di giustizia e di equità sociale che ci ha trasmesso - per l’affermazione che in politica non deve mai prevalere l’odio per l’avversario - per l’insegnamento che a ogni generazione spetta la sua fatica Tocca a noi, oggi, riscattare - il senso alto e l’idealità della politica; - l’etica democratica della nostra Costituzione; - i valori morali a cui ci si deve ispirare nella gestione della cosa pubblica; - il prevalere della cultura sulla forza - la dignità della vita di ogni persona NOI NON LO DIMENTICHIAMO. E NON LO VOGLIAMO DIMENTICARE Desidero concludere con un attualissimo e profondo ringraziamento per tutti coloro che hanno avuto la forza, il coraggio, d’intraprendere la lotta partigiana e la guerra di Liberazione. E per i tanti che, oggi, nelle istituzioni democratiche, nelle organizzazioni politiche e sindacali, nelle associazioni di volontariato danno significato e concretezza, con il loro impegno e con il loro lavoro, a quei valori e a quegli ideali di libertà e democrazia che sono a fondamento della Repubblica e della Costituzione.
Grazie a tutti loro!
Grazie a tutti voi!
Viva la Costituzione
Viva l’Italia libera e giusta
Viva la Repubblica democratica fondata sul lavoro