19 Marzo 2014
Il diritto alla serenità
18 marzo 2014
Saluto a inaugurazione del congresso Spi Cgil regionale a Riccione
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
Buongiorno a tutti,
vi porto il saluto della Regione Emilia-Romagna e vi ringrazio molto per l’invito che mi avete rivolto a essere qui con voi in questo primo giorno del vostro congresso regionale.
Il sindacato è una delle architravi, insieme ai partiti politici, alle associazioni di impresa, della nostra democrazia. Una democrazia che, come recita la nostra Costituzione, non è solo un impianto liberale fatto di diritti e di doveri, ma che, come ricordava Piero Calamandrei, è un organismo vivo, che cresce, che si rafforza, che va difeso perché sempre a rischio di regresso. Come abbiamo tristemente visto in questi ultimi vent’anni, ma fortunatamente anche sventato, l’offensiva Fiat, la deregolamentazione all’interno delle fabbriche fino al Porcellum di calderoliana memoria. Non c’è solo, dunque, da difendere l’impalcatura della forma dello Stato, ma soprattutto da mantenere vivo l’impegno per costruire ogni giorno la democrazia sostanziale del nostro Paese: quella rete di diritti civili, politici e sociali che hanno permesso a un Paese uscito sconfitto (militarmente e moralmente) dalla guerra di conoscere, in meno di un decennio, il benessere di massa. E non è un caso, dunque, che la crisi economica che stiamo vivendo sia stata preceduta da una lunga stagione, iniziata a metà degli anni 80, di regressione dei diritti civili e sociali di parti via via sempre maggiori di cittadini. Non è vero che riducendo lo spazio dei diritti individuali o collettivi, si crei maggiore ricchezza. È invece vero il contrario: l’assenza di regole condivise, di un’idea democratica dell’economia fa sì che la ricchezza di concentri sempre di più in poche mani. E questo, come osservavano già a metà degli anni ’60 economisti di grande valore come Giorgio Ruffolo, Napoleone Colajanni e Claudio Napoleoni, è il primo passo per l’immiserimento di gran parte della popolazione, di un regresso della stessa idea di democrazia. In questa lotta per la civiltà, il sindacato ha un ruolo basilare: ad esso il compito di difendere i diritti del lavoro, che non è solo giusto salario, ma ricordarsi sempre che lavoro e dignità della persona non possono andare disgiunti. Una giusta società è quella dove il cittadino si sente partecipe della comunità e non solo di un mero processo produttivo: io sono persona (operaio, professionista, imprenditore, intellettuale, docente) e non solo colui che fa. È per questo che la crisi occupazionale che stiamo vivendo è devastante non solo per gli standard di vita e il potere di acquisto delle persone, ma in primo luogo per la loro dignità, per la loro serenità e soprattutto nel desiderio di poter superare e contribuire a costruire un futuro per sé e per le generazioni a venire.
Cari compagni, care compagne,
oggi le istituzioni e le parti sociali sono chiamate a ricostruire il tessuto democratico dell’Italia, a invertire quella cultura edonista e individualista che sradica la persona dal contesto sociale facendone solo un consumatore, un prestatore d’opera, un vecchio arnese in disuso. Insomma, uno spettatore del processo produttivo e non un cittadino della Repubblica. Ringrazio, pertanto lo Spi Cgil dell’Emilia-Romagna e il suo segretario Maurizio Fabbri per lo spazio di discussione offerto alla Regione Emilia-Romagna ed affermo di essergli grata di una relazione che affronta puntigliosamente i problemi che tutti abbiamo di fronte e non lo considera barriere insuperabili, ma ostacoli da abbattare. Sono molto d’accordo con quanto ci ha esposto nella sua pregnante relazione. Anche in anni tribolati a causa di una crisi devastante che ha indotto diseguaglianza sociale e riduzione della capacità dello Stato di mantenere viva l’indispensabile mutua solidarietà con i propri cittadini, le nostre istituzioni, le nostre associazioni e organizzazioni sindacali hanno sempre avuto ben presente come contrastare l’erosione dei diritti civili e soprattutto sociali dei più bisognosi. A noi è ben chiara la differenza tra un agglomerato di essere umani e una comunità di persone: ci sono condomini di Shangai dove vivono anche 5.000 persone, proprio come in alcuni nostri Comuni. Eppure quei palazzi di vetro non sono nulla di più che grattacieli, mentre i Comuni da 5.000 anime sono comunità. La differenza è la capacità di tenere insieme i bisogni dei singoli con gli interessi pubblici e collettivi. Le nostre comunità in questo triennio hanno subito pesanti tagli alla spesa e agli investimenti pubblici: scelte fatte dai vari Governi di scaricare su Regioni e Enti Locali la maggior parte del risanamento del debito pubblico e la tenuta del bilancio statale. Tagli pesanti che per la Regione Emilia-Romagna hanno significato un meno 1,7 miliardi di euro nel triennio 2011-2013. Eppure non si è rinunciato a tutelare chi vive il dramma della non autosufficienza. Il Fondo regionale per la non autosufficienza è appena entrato nell’ottavo anno di vita. Si tratta di un esperimento che per mole di risorse impiegate, rete di servizi messi in campo, professionalità coinvolte ed esperienze acquisite, costituisce probabilmente un caso unico in Italia. A partire dal 2007 la Giunta regionale, con una programmazione congiunta Regione-Enti locali, ha iniziato a destinare 100 milioni di euro in più alla dotazione delle risorse provenienti dal Fondo sanitario regionale. Lo stanziamento ha trovato costante applicazione negli anni successivi fino a raggiungere un picco nel 2011 con 151 milioni per coprire il contemporaneo azzeramento del Fondo nazionale per la non autosufficienza. Nell’arco di sette anni (2007-2013) la Giunta regionale ha investito risorse aggiuntive pari a 841 milioni. Si tratta di una decisione molto importante che differenzia la scelta dell’Emilia-Romagna da quella di altre Regioni. Se si considerano l’insieme delle risorse su cui ha potuto contare il Fondo, considerando quindi anche la spesa "storica" per anziani e disabili derivante dal Fondo sanitario regionale, ogni anno la spesa complessiva a carico del Fondo supera i 450,00 MLN, con un picco registrato nel 2010 pari a 470 MLN, compresa la quota a carico del Fondo Nazionale. In questi anni il Fondo è servito non solo a consolidare e qualificare i servizi già esistenti, ma anche a sviluppare nuove risposte e interventi soprattutto nell’ambito del domicilio delle persone non autosufficienti. Altro obiettivo strategico è quello dell’equità di accesso ai servizi da parte di tutti i cittadini della regione, attraverso il FRNA. Si intende infatti garantire pari opportunità di accesso alla rete dei servizi, indipendentemente dalla zona in cui si è residenti. A tal fine è di grande importanza il ruolo degli Amministratori locali con la loro responsabilità di individuare e condividere le priorità di intervento nei diversi territori. Quello che però rende l’esperienza dell’Emilia-Romagna un caso unico in Italia non è solo l’impegno economico che ha caratterizzato il Fondo negli anni passati, ma anche e soprattutto la rete dei servizi messa in campo per rispondere alle diverse tipologie dei bisogni con l’obiettivo prioritario, laddove possibile, di tenere l’anziano e la persona disabile, non autosufficienti o a rischio di non autosufficienza, al proprio domicilio e vicino ai propri affetti e alle esigenze della propria vita quotidiana. La rete ‘storica’ dei servizi socio-sanitari si è e consolidata in tutti gli ambiti distrettuali, attraverso le strutture residenziali e l’assistenza domiciliare e l’assegno di cura. Si è ottenuto così un aumento consistente e progressivo dal 2007 ad oggi del numero dei beneficiari. A fianco dei servizi tradizionali attraverso il FRNA sono state sviluppate ulteriori opportunità innovative e più flessibili per favorire la permanenza delle persone al domicilio. Vanno ricordate l’accoglienza temporanea di sollievo, i contributi ed i servizi per la regolarizzazione e la qualificazione del lavoro di cura svolto dalle assistenti familiari, i programmi di contrasto all’isolamento delle persone anziane e della promozione del loro benessere fisico e sociale, gli interventi per l’adattamento dell’ambiente domestico. Un’attenzione particolare da anni viene rivolta inoltre al sostegno ai caregiver famigliari, prevedendone a livello normativo l’inclusione a pieno titolo nel progetto individualizzato di vita e di cura. Alle persone con demenza ed ai loro familiari, forte attenzione è stata data dagli indirizzi regionali del FRNA, anche al fine di promuovere ed incentivare attività a bassa soglia ed alta capacità di contatto. Iniziative tipo i caffè Alzheimer ad esempio, che attraverso un approccio informale, basato su attività che hanno a che fare con la normalità della vita (come appunto prendere un caffè in compagnia) dando alle famiglie la possibilità di uscire dall’isolamento. Nella nostra Regione, grazie al FRNA, negli ultimi anni tali iniziative sono più che triplicate: più di 50 caffè attivi (in 30 distretti su 38) circa 2500 i familiari coinvolti annualmente. I bisogni da soddisfare sono comunque in costante aumento ed il percorso non è sicuramente concluso. In considerazione delle modificazioni avvenute nel contesto economico-sociale complessivo, nel corso del 2013 è stato avviato un confronto con gli Enti locali, le Organizzazioni sindacali e le parti sociali per verificare e consolidare gli importanti risultati ottenuti per la popolazione non autosufficiente, analizzando l’efficacia delle diverse tipologie di intervento, che porterà entro la fine del 2014 ad aggiornare le linee di indirizzo regionale definite nel 2007-2008 all’avvio del FRNA. Si punterà su innovazione e integrazione non soltanto all'interno dei settori sociale e sanitario ma con le altre politiche del territorio (casa, mobilità, urbanistica), l’unico approccio strategicamente vincente deve infatti partire da una nuova visione e da una lettura allargata della non autosufficienza, puntando sulle risorse (umane, funzionali, relazionali e di comunità) esistenti, non solo su ciò che manca. La disponibilità da parte del governo nazionale per il 2014 di incrementare rispetto al 2013 le risorse del Fondo nazionale non autosufficienze è sicuramente un segnale positivo, che indica sicuramente un “cambio di rotta” rispetto agli anni passati in cui si era arrivati addirittura ad un azzeramento delle risorse nazionali. Per il 2014 stimiamo che ci siano circa 27 milioni di euro a cui si aggiungeranno 430 milioni e 600.000 euro. Per ottimizzare al massimo impegno e risultati, continueremo, come da sempre fatto negli anni passati, ad indirizzare i territori verso un utilizzo unitario ed integrato di tutte le risorse messe in campo per la non autosufficienza: fondi regionali, nazionali, degli enti locali, con un’attenzione particolare alla domiciliarità e alle nuovi bisogni emergenti. Concludo ricordando il ragionamento che il Segretario Generale Fabbri, con ricorrente forza, rivolge a noi tutti, la sua convinzione che è l’innovazione, la ricerca, l’impegno sulle politiche da praticare l’aspetto che deve caratterizzare lo Spi. Aggiungo che è stata questa concezione, che ci accomuna, a ciascuno secondo il proprio compito, a convincerci a dare continuità e innovazione nelle politiche sanitarie. Qualificazione del sistema di cure primarie, riorganizzazione e qualificazione della funzione ospedaliera per quanto riguarda la costruzione di strutture sanitarie. Assoluta necessità di un approccio integrato che consideri insieme tutta la gamma di opportunità residenziali e di comunità, compreso il settore sociosanitario, con l’obiettivo di evitare doppioni e garantire appropriatezza ed equità di trattamento dei cittadini. Innovativa ed efficiente l’importanza della LR 12/2013 che ha operato due scelte importanti:
a) la prima riguarda la improrogabile necessità di ottimizzare su base distrettuale la gestione e la produzione di servizi sociali e sociosanitari, attraverso l’individuazione di un solo gestore pubblico per ogni ambito distrettuale. Nei prossimi mesi andrà garantita una valutazione di quanto attuato della legge regionale e di come recuperare risorse e concentrarle nei servizi per le persone, riducendo il peso dei costi delle strutture amministrative;
b) la seconda riguarda il programma di ulteriore riordino delle Asp, che persegue gli stessi fini di efficienza e semplificazione, per garantire il miglior utilizzo delle risorse gestite da soggetti pubblici.
È una sfida difficile e complessa, su cui però tutta la comunità emiliano-romagnola misura la propria capacità di governo e di sviluppo. In Emilia-Romagna sappiamo che ogni singolo soldo investito in servizi è un bene per tutti i cittadini. Siamo impegnati a mantenere i livelli di eccellenza raggiunti. Finisco rendendo omaggio a Maurizio, alla sua impegnata carriera nei suoi 38 anni di lavoro politico, intelligente e proficuo per la comunità e gli esprimo tutta la mia stima e ringraziamento per l’aiuto offerto al movimento sindacale e politico.
Grazie Maurizio
Grazie a tutti voi ed un affettuoso buon lavoro