Interventi

20 Febbraio 2014

La mafia non si maschera

La mafia non si maschera

20 febbraio 2014 – Convegno all’Università di Bologna

Intervento di Simonetta Saliera

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

 

 

Buongiorno a tutti,

sono lieta di aprire i lavori di questa duplice giornate di studi perché la RER - che ha sostenuto l’iniziativa con la sottoscrizione di un Accordo di programma specifico con l’Università di Bologna – questa esperienza rappresenta una premessa per importanti conseguenze future, in particolare per la possibilità di un rapporto integrato tra le politiche delle amministrazioni locali e la ricerca universitaria.

Crediamo fermamente che sviluppare questo confronto possa essere generatore di rilevanti effetti per le nostre politiche locali: il mondo accademico può suggerire agli amministratori una serie di metodologie e di strumenti che abbiano dato migliori risultati, anche alla luce di esperienze che si stanno attuando in Italia o in altri paesi europei. Una delle ragioni che infatti ci ha convinti ad appoggiare questa proposta del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione è quella di creare un network reale tra amministratori e mondo della ricerca per cercare di riflettere insieme concretamente, di analizzare le pratiche che sono state adottate e chiedere agli accademici un supporto e delle analisi attraverso cui cogliere spunti per ri-orientare le azioni delle amministrazioni locali. Mentre dal punto di vista accademico si riflette sui fenomeni criminali, sugli andamenti, sulle metodologie, gli amministratori sviluppano azioni e curano le loro reti di rapporti. Sentiamo l’esigenza di avere dal mondo della ricerca un feedback, una riflessione su quello che gli amministratori vanno sperimentando, degli impulsi e degli imput continui.

La forza di questa impostazione è duplice:

1)      da una parte, far comunicare il mondo della ricerca con il mondo delle amministrazioni locali;

2)      dall’altra, far incontrare i diversi mondi che lavorano sul tema della prevenzione della criminalità organizzata e sulla promozione della legalità al fine di individuare un luogo comune di comunicazione. Nel parlare di questi temi infatti si rischia spesso, di essere o troppo generici o eccessivamente ancorati ad un caso specifico da trattare, è necessario quindi centrare un obiettivo comune.

Per queste ragioni, ci candidiamo a far diventare questa iniziativa un momento sistematico di confronto che possa, anche ogni biennio, portare qui a Bologna i massimi studiosi sulla criminalità organizzata a confrontarsi tra loro e con i protagonisti delle azioni amministrative sul territorio della nostra regione. Il tema della prevenzione della criminalità organizzata e non, è un tema “sensibile” sia sul piano politico che su quello scientifico e rappresenta quindi un’ottima palestra per misurare più in generale i punti di convergenza, ma anche le inevitabili distonie che intercorrono tra la responsabilità propria di chi governa un territorio e la responsabilità propria di chi è chiamato ad esaminare, con gli strumenti della ricerca scientifica, quello stesso territorio e i suoi problemi. Con la L.R. 9 maggio 2011 n. 3, la Regione Emilia-Romagna ha nei fatti avviato un percorso di cooperazione istituzionale con altri enti - in primo luogo con il sistema delle autonomie locali - con l’associazionismo e il volontariato, con le associazioni imprenditoriali, con le Università e il sistema scolastico percorso finalizzato alla prevenzione ed al contrasto dell’infiltrazione del crimine organizzato e mafioso nel territorio regionale.

In estrema sintesi ad oggi:

A) Sono già 15 i progetti di rilievo regionale promossi da associazioni di volontariato e sostenti dalla Regione.  Complessivamente i progetti finanziati hanno previsto un costo di realizzazione di quasi 600.000€ e la RER ha contribuito con oltre 373.000€.

B) 60 accordi siglati con pubbliche amministrazioni - tra cui 8 con Università - per la realizzazione di progetti di prevenzione e contrasto e per il recupero di beni confiscati, con un impegno finanziario per la regione di oltre 1.350.000 €.

È un impegno importate che chiama in causa il mondo della cultura, dell’informazione, delle scuole e delle università. Riteniamo fondamentale con questa legge il processo continuo di educazione alla legalità ed alla cittadinanza attiva.
Non è possibile costruire comportamenti positivi senza una riflessione seria su questi temi ed un’indicazione di pratiche di comportamento. È un processo lungo, che non si inventa dall’oggi al domani, che richiede una scuola ed un’università responsabili, un intreccio forte tra proposte dell’amministrazione locale, il mondo della ricerca, scuole ed associazioni per la diffusione di buone pratiche e di comportamenti positivi. La L.R. 3/2011 riconosce poi una priorità particolare alla ricerca e all’approfondimento sul territorio, ed in particolare agli osservatori locali. Ne sono stati infatti sostenuti un certo numero nelle province di Rimini, Parma, Piacenza ed in alcune amministrazioni comunali. Gli osservatori locali sono fondamentali perché non va mai dimenticato che l’insediamento della mafia si rende più agevole laddove la società civile è poco informata e consapevole. Raccogliere informazioni e conoscenze e divulgarle ai cittadini è dunque di estrema importanza. Gli osservatori locali, anche grazie alla  funzione di coordinamento generale dell’Osservatorio regionale sulla criminalità, ci aiuteranno infatti a capire meglio quali siano i fattori di vulnerabilità del nostro territorio, ed attraverso quali meccanismi la presenza mafiosa insinua attività illegali nel nostro tessuto economico e sociale e come si radica nei mercati legali. Proprio 20 anni fa quando la RER dette vita – prima in Italia – ad una struttura tecnica di approfondimento sui fenomeni criminali nota poi con il nome di “Città sicure”, altri studiosi ricordavano: “la dimensione locale delle azioni di prevenzione deve essere in grado di servirsi di osservatori locali capaci di registrare attentamente i bisogni e le domande sociali di sicurezza e i mutamenti di questi in ragione del procedere dell’azione di prevenzione”. L’analisi rigorosa, anche con il coinvolgimento delle nostre Università migliori, e l’attenta osservazione divengono dunque condizione indispensabile per lo sviluppo di azioni di prevenzione che abbiano legittimamente l’ambizione di essere efficaci.

Grazie per l’attenzione.

 

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