Interventi

3 Agosto 2013

“Montagna, il nostro impegno contro le disuguaglianze”

“Montagna, il nostro impegno contro le disuguaglianze”
Bedonia - 3 agosto 2013 “Da Micheli e Borri ai giorni nostri. Il futuro dell’Appennino: strategie e buone pratiche”
 
di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
 
Buongiorno a tutti, chi mi ha preceduto ha già ricordato le figure di due autentici uomini di Stato come il senatore Giuseppe Micheli e l’onorevole Andrea Borri. In regione ci sono 125 Comuni montani (sui 348 complessivi dell’Emilia-Romagna), di cui 65 hanno meno di 3.000 abitanti.

Su queste aree pesano, poi, tutti gli elementi critici propri dei sistemi scarsamente abitati:
• spopolamento;
• carenza dei servizi;
• difficoltà nelle gestione organizzativa dei servizi socio assistenziali, scolastica e sanitaria;
• degrado del patrimonio edilizio;
• dissesto idrogeologico;
• isolamento.
Al loro interno, inoltre, ci sono situazioni molto differenziate. Esistono zone che continuano a spopolarsi (come accade, ad esempio nelle aree di crinale dell’Appennino piacentino, parmense e modenese) ed altre che raddoppiano i propri abitanti. Un po’ di numeri per capire meglio: si va dai 4 abitanti per chilometro quadrato di Zerba, nel piacentino, a una media di 52 abitanti per chilometro quadrato nelle zone montane, a fronte dei 193 abitanti per chilometro quadrato della media regionale. Il tasso di crescita naturale è bassissimo e si va dai 13,7 per mille dell’Appennino piacentino fino all’unico saldo positivo della Val Marecchia. Si va da un indice di vecchiaia di 2,49 medio fino ai 4,38 dell’Appennino parmense e piacentino, a fronte dell’1,70 della pianura. Nelle nostre zone montane abitano 38.000 stranieri che rappresentano il 10,4% della popolazione immigrata in regione con punte superiori nell’area modenese, bolognese e forlivese. È indubbio che per dare la possibilità di sviluppo e condizioni sociali e civili di qualità si debbano dare risposte con politiche istituzionali mirate e specifiche. La strada maestra imboccata dalla Regione è quella di garantire alla montagna in termini di armatura civile ed infrastrutturale, di armatura di servizi e di interrelazioni, la riduzione dei fattori di svantaggio per le popolazioni che vi risiedono e di valorizzare il capitale territoriale del sistema collina/montagna, come componente indispensabile dell’intero sistema regionale. In attuazione della Legge regionale n. 2/2004 “Legge per la montagna”, la Regione Emilia-Romagna ha investito nel quinquennio 2005-2009 fondi regionali per la montagna, assegnati con il sistema della programmazione negoziata, per oltre 29 milioni di euro, che hanno attivato investimenti per 52 milioni di euro. Negli stessi cinque anni si sono superati i 400 milioni di euro con le risorse relative alle politiche di settore quali la difesa del suolo, la forestazione, l’agricoltura e il turismo.
Nel 2009, in un’ottica di massima integrazione con tutte le programmazioni regionali, la Regione ha approvato il secondo Programma regionale per la montagna, che, come sappiamo, ha definito i seguenti obiettivi di sviluppo:
• promuovere la difesa attiva del territorio e valorizzare il bosco;
• promuovere la fruizione integrata dell’Appennino;
• potenziare i servizi alla persona ed al territorio;
• dare nuovo impulso e innovare l’economia montana;
• valorizzare il paesaggio, la biodiversità e promuovere l’uso sostenibile delle risorse. In attuazione del sopracitato Programma regionale per la montagna, nel solo 2010 la Regione ha investito, attraverso gli “Accordi quadro triennali”, oltre 9 milioni di euro per interventi nelle zone montane. Tali risorse hanno finanziato i Programmi Annuali Operativi predisposti dagli Enti Locali Associativi comprendenti comuni montani. Gli interventi ricompresi nei Programmi Annuali Operativi riguardano in particolare:
• la messa in sicurezza della rete viaria;
• il contrasto al dissesto idrogeologico;
• la realizzazione di interventi ambientali di edilizia scolastica e di reti telematiche;
• la valorizzazione del patrimonio culturale e del sistema turistico. Nel 2012, sempre attraverso gli “Accordi quadro triennali” ha destinato agli interventi per le zone montane altri 3,5 milioni di euro, tra risorse regionali e risorse statali (provenienti dal Fondo nazionale per la Montagna). Con tali risorse sono stati finanziati altri Programmi Annuali Operativi predisposti dagli Enti Locali Associativi comprendenti comuni montani. Gli interventi ricompresi in tali Programmi riguardano principalmente il consolidamento e la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture viarie e, in misura nettamente inferiore:
• la realizzazione di interventi ambientali e di reti telematiche;
• la valorizzazione del patrimonio culturale e del sistema turistico.
Gli “Accordi quadro triennali” sicuramente costituiscono ancora un buon riferimento per l’utilizzo delle risorse che si renderanno eventualmente disponibili nel corso del 2013 a titolo del Fondo regionale per la montagna. Nel 2013 la Regione ha contribuito con un milione di euro, a fronte del nulla del governo centrale, ad aiutare i Comuni colpiti dal “nevone” dell’anno precedente; sempre nell’anno corrente la Regione ha previsto oltre 10 milioni (5 regionali e statali, frutto di un accordo con il Governo) per contrastare il dissesto idrogeologico e sostenere i Comuni e i territori colpiti dall’eccezionale maltempo dei primi mesi dell’anno. Inoltre, si sono stanziati 5 milioni di euro specifici per la manutenzione delle rete viaria in montagna colpita dalle precipitazioni nevose degli ultimi inverni, mentre altri 5 milioni di euro sono investiti, attraverso Lepida, per la realizzazione ed il potenziamento delle reti telematiche in Appennino. Per quanto riguarda il potenziamento delle reti telematiche nelle zone montane, settore di intervento considerato prioritario per lo sviluppo di tali aree, è anche da segnalare che nel 2011 sono stati stanziate, fra l’altro, le seguenti risorse:
• un milione di euro per superare il divario telematico digitale;
• un milione di euro per il digitale terrestre per le zone di montagna con lo scopo di attenuare l’isolamento, per poter lavorare e studiare. È infatti opinione della Giunta regionale che la riduzione del Digital Divide costituisca un pre-requisito per lo sviluppo del territorio montano, in particolare per poter mantenere una adeguata rete di servizi alle persone, alle famiglie ed alle imprese.
Nel complesso, la progettualità attivata a livello regionale e i finanziamenti recati hanno permesso di garantire alle aree montane della regione l’attuazione di interventi importanti e significativi, riconfermando la scelta fatta già da tempo dalla Regione Emilia-Romagna di valorizzare e sostenere i territori montani. In particolare, nonostante le nuove e sempre maggiori difficoltà in cui ci troviamo ad operare, la Regione ha riconfermato e riconferma l’impegno ad operare per dare a tutte le persone che abitano e lavorano in montagna le stesse opportunità in fatto di accesso ai servizi e di opportunità di crescita che caratterizzano le aree di pianura: è un fattore di giustizia per noi molto importante e in cui in questi anni abbiamo investito, assieme agli altri soggetti pubblici e privati coinvolti. In questo senso vanno alcuni progetti che rappresentano anche un esempio di buone pratiche e di razionale, intelligente e innovativo utilizzo delle risorse disponibili, non solo finanziarie, ma anche umane. Mi riferisco al Progetto@Scuola realizzato a Bardi, qui nel parmense, ove è stato introdotto l’utilizzo della videoconferenza che rende possibile il collegamento a distanza tra gli studenti delle scuole superiori residenti nella Valle del Ceno ed i rispettivi Istituti scolastici collocati sul territorio. Un altro importante esempio, sempre qui nel parmense, è rappresentato dallo sviluppo di una casa intelligente domotica a Neviano degli Arduini, per favore la permanenza degli anziani nel proprio ambiente familiare anche in presenza di limitazioni fisiche, selezionato come buona pratica a livello Europeo, nell’ambito di un bando dell’Associazione Euromontana, (Associazione che rappresenta le aree montane di tutta Europa). Altro esempio da citare, ancora nel parmense, è l’intervento denominato “Monchio comunità sostenibile”, che propone l’utilizzo e la valorizzazione delle risorse forestali, che ricoprono una percentuale molto elevata del territorio, a favore della comunità e del risparmio energetico. Questo intervento, che prevede la realizzazione nel comune di Monchio delle Corti di una rete di teleriscaldamento basata sull’utilizzo delle biomasse legnose, non è solo un esempio di utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, ma anche di come le potenzialità di sviluppo di un territorio siano legate alla valorizzazione delle risorse più tipiche di tali aree e che in esse sono per definizione più estesamente disponibili. Ancora: la valorizzazione di tali risorse può inoltre consentire occasioni d’impresa localizzate nelle aree di crinale. Il progetto realizzato a Monchio delle Corti assegna infatti un ruolo particolare alle “Imprese di comunità”, che possono cioè portare occasioni di lavoro e sviluppo in centri che, quanto più sono piccoli e con minore presenza di popolazione giovane, tanto più possono risentire in positivo degli effetti della nuova occupazione e delle ricadute economiche delle nuove imprese. Non si possono citare le “Imprese di comunità” senza soffermarsi sull’esperienza realizzata a Cerreto Alpi, nella montagna reggiana, che ritengo fortemente innovativa ed esemplificatrice dei nuovi percorsi che si possono e debbono sviluppare nelle zone montane, a partire dalle stesse comunità locali, al fine di dare soluzione alle criticità che sempre di più le penalizzano. Cerreto Laghi, antica comunità di pastori transumanti, è il borgo più antico del Comune di Collagna. Agli inizi del 900 contava circa mille abitanti: attualmente ne registra solo ottanta. Al fine di invertire la tendenza all’abbandono ed allo spopolamento e di rivitalizzare la vita sociale ed economica della comunità, i pochi giovani rimasti, dagli anni ’90, hanno dato vita alla Cooperativa di Comunità “I Briganti del Cerreto” che si occupa di molte attività legate alla promozione del territorio, all’agricoltura ed alla manutenzione dell’ambiente.
Le prime azioni messe in campo hanno riguardato il recupero delle case abbandonate e dei vecchi mulini, la costruzione di un rifugio in legno, punto di riferimento per l’escursionismo, la rivitalizzazione degli antichi mestieri, il recupero di feste e tradizioni. A dieci anni dalla sua nascita, la cooperativa ha ottenuto il risultato di mille persone circa all’anno che vanno a visitare il paese, creando un indotto economico che nasce dalla valorizzazione del territorio e rimane nel territorio, ai diversi soggetti che hanno creduto nel progetto e ci hanno investito (soci della cooperativa, ristorante, circolo ricreativo, ecc.). Tra i progetti significativi messi in campo dalla Regione vorrei citarne almeno due: il progetto Scuola&Appennino e il progetto “Sistema a Rete della Linea Gotica”. Il progetto Scuola@Appennino, presentato a Reggio Emilia nel 2011, intende superare i problemi di forte riduzioni delle classi, di chiusura degli istituti, di taglio degli organici, che stanno affrontando oggi le scuole di montagna, attraverso al costituzione di un network di collaborazione tra scuole, istituzioni, associazioni e famiglie. In particolare il progetto prevede di dotare le scuole di montagna di infrastrutture tecnologiche in grado di:
• contrastare il divario digitale;
• garantire il collegamento tra le sedi e i diversi plessi delle scuole appenniniche;
• favorire la flessibilità delle attività educative;
• mantenere nelle zone appenniniche “scuole di qualità”.
La sperimentazione del progetto è stata avviata già dal 2011 in 14 scuole (due per provincia). Nel 2012 il gruppo di partenza si è esteso ad altre 14 scuole e nel 2013, nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale, saranno coinvolte altre 26 scuole. Il progetto “Sistema a Rete della Linea Gotica”, presentato a Bologna nel 2012, è un progetto complesso che intende mettere in piedi azioni volte alla valorizzazione del potenziale territoriale in chiave turistico-culturale delle aree attraversate dalla Linea Gotica. Concludendo vorrei porre l’accento su alcuni atti necessari:
• rendere il più sinergici possibile tutti gli investimenti che riguardano la collina e la montagna;
• formulare progetti ed idee per area, per distretto o per filiera che siano in grado di creare osmosi con le aree metropolitane e/o di pianura;
• sperimentare nuove ipotesi di sviluppo ecosostenibile che possono andare dalle energie alternative, al recupero storico artistico di borghi abbandonati da dedicare al turismo o alle residenza, alla riscoperta di produzioni artigianali, agricole e boschive, ma di alto valore culturale; . partecipare all’assegnazione dei fondi strutturali europei programmati per il 2014-2020 con specifici progetti per la montagna. La attuale crisi economica, la necessità sempre più evidente di operare un cambio di paradigma delle linee di sviluppo e di mettere al centro delle politiche la green economy, fa emergere il grande potenziale della montagna. La montagna infatti presenta tutti gli elementi necessari per il rilancio di una nuova prospettiva di sviluppo economico sostenibile: lungi dal poter essere considerata come un’ area eguale in ogni suo luogo e del tutto indifferenziata, si presenta come un insieme di aree caratterizzate da una straordinaria biodiversità climatica e naturale che ha, a sua volta, favorito la diffusione e la sopravvivenza di prodotti agricoli straordinariamente diversi e di grande qualità. Questa duplice diversità, naturale e poi frutto dell’azione umana, si è mescolata nelle singole aree montane con la diversità storica, culturale e delle tradizioni. Tale diversità assume un ruolo crescente nelle aspirazioni delle persone e soprattutto come opportunità di sviluppo e di lavoro.
Grazie per l’ascolto.

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