Interventi

2 Luglio 2013

Fusioni e partecipazione

Fusioni e partecipazione

 

2 luglio 2013 – Convegno all’Università di Bologna

Intervento di Simonetta Saliera

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

 

Buongiorno a tutti,

in Italia dal 1990 alla metà del 2013, nonostante i numerosi progetti avviati in varie Regioni, ed i  numerosi referendum consultivi posti in essere, sono state portate a termine soltanto undici leggi di fusione di Comuni, anche se a livello nazionale, oltre che regionale, molte sono tuttora in corso.

Tra le undici fusioni già realizzate, una è stata portata a termine per la prima volta nella Regione Emilia-Romagna, con l’approvazione della legge regionale n. 1 del 7 febbraio 2013 “Istituzione del Comune di Valsamoggia mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna”, di cui si parlerà in modo articolato il Sindaco di Monteveglio Daniele Ruscigno. Nella nostra Regione a differenza delle altre fusioni realizzate in Italia, che hanno interessato Comuni di piccole o piccolissime dimensioni, il progetto della Valsamoggia rappresenta un “unicum” poiché la fusione è stata richiesta anche da Comuni più grandi, al fine di ottimizzare l’esercizio delle funzioni e l’erogazione dei servizi di competenza. Tale fusione, infatti, interessa ben cinque Comuni, quattro dei quali, singolarmente, superano i 5.000 abitanti (soglia dimensionale che, nelle precedenti esperienze già realizzate in Italia, è stata raggiunta solo a seguito di fusione) ed ha portato alla nascita, nella Provincia di Bologna, di un nuovo Comune di circa 30.000 abitanti che inizierà la propria attività dal primo gennaio 2014, con la nomina di un commissario il cui compito sarà quello di portare alle elezioni per il nuovo Consiglio comunale e il nuovo sindaco. La fusione, in generale, è uno strumento coraggioso, di grandissimo rinnovamento del sistema istituzionale locale, finalizzato al governo di un ambito territoriale più ampio, adeguato a cogliere le nuove esigenze e tutte le potenzialità economiche ed amministrative altrimenti non possibili. La costituzione mediante fusione di un unico comune in luogo di quelli preesistenti delimita un ambito territoriale più vasto, nel quale conseguire un uso più razionale delle risorse finanziarie ed umane, nonché una maggiore efficacia ed efficienza dei servizi resi alla nuova comunità.  Pensiamo: un solo consiglio comunale, una sola giunta e un solo sindaco (con risparmi modesti, ma perenni) poi per quanto riguarda l’organizzazione di tutti  i servizi, secondo modalità che saranno previste dal nuovo Statuto, si renderanno sicuramente più razionali ed efficienti, con la possibilità nel tempo di diminuirne i costi anche attraverso il calo naturale del personale. In questo caso ben più consistente del risparmio degli organi istituzionali e perdi più anche con maggiore flessibilità di  utilizzo.          In tal senso la fusione non si pone solo come mezzo di sopravvivenza per i piccoli Comuni, ma può costituire anche un’opportunità di sviluppo e valorizzazione dell’intero territorio.
In tale prospettiva si colloca proprio la funzione, di recente realizzazione, dei Comuni della Valle del Samoggia. In questi ultimi anni abbiamo sperimentato come l’aggregarsi delle varie comunità in funsione di Comuni principalmente, ma anche in “Unioni”, sia un percorso molto contradditorio e difficile. Non basta il raziocinio, né evidenti benefici, a volte, prevalgono presunte appartenenze identitarie (nonostante i processi migratori e di mobilità fra diverse regioni e fra aree urbane) altre volte il timore di contare di meno o di divenire periferie del Comune più grande, infine anche storie di diverse tradizioni e di antichi rancori. L’esempio più recente è quello dato dal risultato negativo del referendum consultivo a San Mauro Pascoli nella funsione con Savignano sul Rubicone.
Per chi conosce la zona sa che già ora i due Comuni sono un’unica conurbazione senza soluzione di continuità e si posano entrambi su di un’area di 40 chilometri quadrati. Basterebbe togliere un cartello e sarebbe già un Comune unico. La Regione si è impegnata su diversi fronti a favore delle politiche a sostegno delle fusioni, sia sotto il profilo finanziario sia attraverso una intensa attività di supporto tecnico-giuridico a chi ha manifestato più interesse ad intraprendere processi di fusione. Attualmente sono incardinati presso l’Assemblea legislativa quattro progetti di fusione nelle Province di Rimini, Parma, Ferrara e Reggio-Emilia. La stessa Assemblea legislativa, oltre alla Giunta regionale, ha espreso più volte ai Comuni interessati a fusione la necessità di coinvolgere in modo organico e approfondito la comunità dei loro cittadini. Questo lo si potrebbe fare anche in base alla legge regionale sulla partecipazione, chiudendo in questo modo il cerchio virtuoso che va dalla rappresentatività del Comune alla partecipazione della comunità, fino alla scelta diretta del referendum. La nostra Regione, inoltre, prevede finanziamenti a Comuni e Unioni per avviare eventuali fusioni.

Questo lo si può fare attraverso:

1)      Un contributo per lo studio di fattibilità che riteniamo strumento utile a supportare le valutazioni relative all’opportunità di scelta come la fusione. La base dei contenuti dello studio rende possibile una prima verifica tecnico-organizzativa-gestionale per realizzare l’unificazione.

2)      Un contributo per progetti di partecipazione popolare.

Qualora nasca il Comune  unico la legge regionale istitutiva definisce un trasferimento di fondi continuativo per 15 anni oltre a quanto già previsto dalle leggi nazionali. Ad esempio per la Valsamoggia si tratta di quasi 9 milioni di euro in 15 anni. Tra le diverse modalità di iniziativa legislativa previste dalla normativa che regola il procedimento legislativo di fusione, la l.r. n. 24/1996 dà possibilità, ai Consigli comunali interessati, che singolarmente o complessivamente non raggiungono la soglia dei 50.000 abitanti per l’esercizio dell’iniziativa popolare, di presentare istanza alla Giunta regionale affinché promuova essa, per loro, la relativa procedura di iniziativa legislativa. Sotto il profilo del supporto tecnico agli enti locali, la Regione si impegna costantemente a fornire consulenza agli enti locali e ad approfondire le complesse questioni sottese ai processi di fusione, intrattenendo anche i necessari contatti con Prefetture e Ministero dell’Interno.
La Giunta regionale e l’Assemblea legislativa gestiscono  il procedimento legislativo di fusione, dall’iniziale approvazione del progetto di legge da parte della Giunta regionale fino alla sua definitiva approvazione da parte dell’Assemblea legislativa. Indice il referendum consultivo delle popolazioni interessate obbligatoriamente ai sensi dell’art. 133, comma 2, Cost.; referendum che  ha valore consultivo, poiché la sua finalità è quella di figurare al legislatore regionale qual è la volontà delle popolazioni interessate, prima che venga assunta la decisione finale. La consultazione referendaria rappresenta una importante e costituzionalmente garantita forma di partecipazione democratica e diretta evidente al processo di fusione. In una Regione, come l’Emilia-Romagna, impegnata da anni sul versante dell’associazionismo intercomunale, la fusione di Comuni  è prioritaria, ma per implicite difficoltà a conseguirla non si demorde sulla scelta politica delle Unioni di Comuni per conseguire, comunque, una gestione stabile, integrata, meno costosa di funzioni comunali senza pervenire alla modifica dell’assetto territoriale. Ai sei mesi dall’approvazione della legge regionale 21/2012 di riordino siamo riusciti a individuare su proposta degli Enti Locali i 46 ambiti regionali ottimali a copertura dell’intero territorio regionale per costituire Unioni e fusioni. Concludendo, la fusione ben può rappresentare la spontanea evoluzione di una Unione, nella quale si siano già svolte congiuntamente e positivamente una pluralità di funzioni come nel caso della nostra Valsamoggia.

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