Interventi

21 Marzo 2013

Il valore della legalità

Il valore della legalità

 

21 marzo 2013 – Giornata antimafia organizzata

dal Comando Provincia dei Carabinieri di Bologna

Intervento di Simonetta Saliera

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

 

Buongiorno a tutti,

ringrazio il colonnello Manzo per l’invito che ha rivolto alla Regione Emilia-Romagna ad essere qui oggi in questo importante appuntamento in cui, tutti insieme possiamo rafforzare la nostra coscienza istituzionale e civile contro la mafia.

E tutti possiamo prendere atto di come l’espandersi della cultura della legalità possa rendere migliore il nostro Paese. Ringrazio gli organizzatori anche per aver accolto il mio desiderio di essere con voi nella giornata dedicata alla lotta contro tutte le mafie. La Regione Emilia-Romagna, (in coerenza con i propri principi programmatici di governo negli ultimi due anni si è impegnata fortemente in un insieme di attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto dell’infiltrazione del crimine organizzato e mafioso nel nostro territorio. In particolare due leggi regionali una con riferimento specifico al controllo della cantieristica e degli appalti di opere pubbliche e l’altra a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile hanno avviato un percorso di cooperazione con Comuni, Libera, Associazioni antimafia, associazioni imprenditoriali e sociali, con le scuole e le Università, con la Magistratura e le Forze dell’Ordine. Diverse sono le prospettive del fenomeno mafioso e organizzato che la legge regionale intende affrontare. In particolare gli interventi si concentrano sulla prevenzione laddove si può indebolire il tessuto sociale “sano” e c’è la paura di delegittimazione delle istituzioni locali, da sempre rilevanti torri di guardia contro il radicarsi di culture e pratiche mafiose. Infatti, la "lotta alle mafie" non si può fare solo a livello di repressione delle Forze dell’Ordine e delle sentenze della Magistratura. Per quanto forte ed efficace possa essere l’attività della Magistratura e della Polizia Giudiziaria essa ha la necessità che cresca (al posto della gramigna da loro estirpata, un campo di grano un campo coltivato). È difficile, ma non impossibile come, ad esempio, ci ha insegnato “Libera” che con la cooperativa “Libera Terra” dà concretezza alle parole appena dette. Dissoda la gramigna dell’abuso criminale, dalla violenza, dal terrore e dal ricatto mortale. Mette a dimora la speranza della crescita della pianta della legalità, del lavoro come liberazione, dello sviluppo, della libertà e della dignità contro la subordinazione mafiosa. Ma tutti noi sappiamo che nel mondo della criminalità organizzata, non sono tollerate oasi di pace e di indignazione. Per questo è importante che si rafforzino e si possano allargare queste oasi attraverso l’estendersi della conoscenza del fenomeno e con essa rafforzare un tessuto sociale sano con il risveglio delle coscienze e del coraggio civile. Anche in questo caso diventano fondamentali: le politiche delle Pubbliche Amministrazioni che oppongono alla mafia dei delitti una linea concreta di antimafia dei diritti in tutto il proprio raggio d’azione. Una linea che sappia fare comunità e che faccia divenire il coraggio e l’indignazione di uno, il coraggio e l’indignazione dell’intero abitato. Il giudice Nino Caponnetto, capo del pool di Palermo che aveva fra i suoi collaboratori Falcone e Borsellino, una volta andato in pensione girò instancabilmente le scuole d’Italia a spiegare cos’è la mafia e come la si combatte. Il suo concetto era: la mafia teme più la scuola che la giustizia. la mafia teme le persone libere, perché la loro libertà si trasforma in impegno e in aiuto per chi libero non è.
L’istruzione, la libertà individuale, la difesa della democrazia, l’etica dello Stato nei confronti dei propri cittadini, il rispetto della dignità delle persone e la reciproca solidarietà concreta sono gli ingredienti del concime da spargere in quel campo di grano da cui si è riusciti ad estirpare la gramigna invasiva capace di tornare a renderlo sterile ed abbandonato alla crescita della malvagità. Sono aspetti che ritengo molto importanti, come molto importanti sono gli incontri con voi organizzati dall’Arma dei Carabinieri che tutti i giorni ha a che fare con una criminalità organizzata dai cento volti e dalle cento invisibilità. Pensate allo sballo del sabato sera, alla pasticca presa quasi per moda o per forza della compagnia. Non è un fatto che finisce lì ed in sé stesso, ma è un rivolo che alimenta l’ampia e melmosa palude dello spaccio di droga dominato in Emilia dalle mafie dai nomi diversi. Fino a poco tempo fa pensavo che il fenomeno mafioso in Emilia-Romagna fosse episodico e non radicato. Ma ci siamo accorti che così non è. Alcune zone del Riminese, del Reggiano, del Modenese, e qualche altra località, son sotto attacco della malavita organizzata. Basti pensare i numerosi incendi dolosi (come ad esempio i nove camion incendiati qualcue giorno fa) o alle inchieste sul gioco d’azzardo. Nonostante ciò possiamo affermare che la nostra Regione non è terra amica della mafia, né terra indifferente ai suoi tentativi di inserirsi, anche se la durissima crisi economica tende a facilitare l’immissione nella nostra realtà di capitali sporchi da riciclare. Oggi, per esempio, l’usura non tende solo a guadagnare sul capitale prestato, ma a strozzare le aziende ed a farle acquisire dalla mafia nel proprio patrimonio. Nonostante tutto, però, possiamo essere fiduciosi e nutrire una ragionevole speranza, perché da noi si verifica:

-          una minore permeabilità della imprenditoria locale

-          strutture amministrative meno corrotte e meno corruttibili

-          un ceto politico poco permeabile

-          una forte resistenza culturale della società civile

In Emilia-Romagna il contatto con la politica è più evanescente e appare sporadico, non strutturato. Sono numerosi i casi di atti intimidatori verso politici della nostra Regione, sindaci in particolare. Questi fatti indicano che l’aggressione mafiosa rischia di farsi più violenta anche qui, ma è anche la dimostrazione della capacità di resistenza e di risposta della politica locale. A due anni dall’approvazione della legge regionale 3/2011 si possono apprezzare risultati positivi:

A) 8 PROGETTI DI RILIEVO REGIONALE SOSTENUTI DA ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO. Consistono in interventi nelle scuole, nel rafforzamento dell’educazione alla legalità, nel sostegno agli studenti per le visite ai campi di lavoro nei terreni confiscati alla mafia e nel coinvolgimento della società civile mediante iniziative di formazione civiche e culturali.

B) 39 ACCORDI SIGLATI CON ALTRE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI PER LA REALIZZAZIONE DI PROGETTI DI PREVENZIONE E CONTRASTO E PER IL RECUPERO DI BENI CONFISCATI.

Tra questi 39 accordi, di cui 24  sono stati stipulati con Comuni, 6  con amministrazioni provinciali, 3 con scuole superiori,  5 con università, 1  con Camera di Commercio. Interventi culturali e formativi, anche di natura specialistica, seminari tematici, costituzione di “Centri per la legalità”, recupero e riutilizzo di beni confiscati. Una grande attenzione è andata anche agli osservatori locali.
Ne sono stati infatti sostenuti un certo numero nelle province di Rimini, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Per dare un’idea, grazie alla legge, sono oltre 20.000 gli studenti coinvolti in varie iniziative, circa 500 gli studenti che visitano o lavorano nei beni confiscati; oltre 4000 persone coinvolte in seminari e formazione,  oltre 200 il numero totale di enti locali  coinvolti nei progetti. E per dare un esempio di cosa concretamente si fa in collaborazione con i Comuni, si possono citare gli esempi di confiscati: a Cervia (Ra) il recupero di un alloggio confiscato con interventi di ristrutturazione per utilizzarlo come casa rifugio per donne vittime di violenza; a Bomporto (Mo) si sta costruendo la “Casa della Legalità”, un centro comunitario che sorgerà proprio in una frazione ad alto rischio di insediamento mafioso; a Ferrara in collaborazione con il Comune il recupero di un immobile destinato ad alloggiare famiglie in difficoltà; Gaggio Montano (Bo) una costruzione che è diventata sede di un’associazione di volontariato; a Lido Adriano (Ra) un edificio confiscato diventerà sede di strutture sociali del Comune, e a Salsomaggiore (Pr) dove un immobile confiscato è diventato la sede del Parco Regionale dello Stirone. Concludo dicendo che è il momento per dimostrare che i nostri “anticorpi” non sono solo uno slogan buono per un comunicato stampa, ma sono una realtà. Combattiamo affinché non si permetta che concetti come violenza e distruzione accompagnino il sentiero della nostra vita.

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