14 Febbraio 2013
Il diritto al lavoro
Il diritto al lavoro
Bologna – 14 febbraio 2013
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
Saluto tutti voi, ed essendo l’ultima a intervenire vi prego di portare un po’ di pazienza e non andare in ipoglicemia. Una delle prime cose che condivido della relazione del Segretario Gruppi, è che per l’Italia il 2013 non sarà molto dissimile dal 2012, anche se è possibile che abbia la fortuna di un diverso e più stabile governo alla guida del nostro Paese. Necessità, fra l’altro, quasi assoluta per poter ricominciare a parlare:
- di lavoro e non di esodati
- di politiche incentivamenti l’occupazione e la produzione
- magari rivendendo in modo sensibile il cuneo fiscale collegato ad una praticabile, ma rigorosa, riforma del fisco
Perché penso che il 2013 per l’Italia sarà un anno faticoso e difficile? Al di là di tutti gli argomenti che ben conoscete e avete descritto sulla crisi, il problema sarà ancora determinato dai mercati finanziari i quali stanno contrastando gli “Stati” e le “Banche centrali” non hanno la volontà di mettere in campo azioni necessarie per ravvivare la domanda e per determinare una inversione ciclica. E così, continueranno a speculare su quei Paesi che nel breve periodo tenderanno a far aumentare il rapporto tra debito e Pil. La crescita del Pil richiede tempi più lunghi e nei tempi brevi la speculazione (puntando al rialzo degli interessi) può stroncare le possibilità di far ripartire l’economia. D’altra parte, la pressione verso il risanamento dei bilanci statali rigidamente perseguita, non consente di sostenere l’espansione della domanda sa pubblica che privata, e di conseguenza la produzione si contrae, e gli investimenti delle imprese vengono disincentivati. Si tratta di un fenomeno che possiamo definire circolo vizioso che spinge l’economia alla depressione (come vediamo qui in Italia) traducendosi nei fatti (con questa spinta deflazionistica) in una contrazione della domanda e del potere d’acquisto piuttosto che in un calo di prezzi.
Pensate che secondo la Banca dei regolamenti internazionali l’esposizione dei contratti OTC, quelli che volgarmente vengono definiti titoli tossici, swap anomali (ricordiamoci della Lheman Brother) ed altre. si attestano nel mondo ancora a ben 247 trilioni di dollari. In questo quadro, la libera circolazione dei capitali dominata dalla finanza non può generare crisi produttiva e impoverimento degli Stati e delle condizioni di vita dei cittadini. Una Europa unita con maggiore integrazione, maggiore solidarietà e un’unica guida monetaria (non assoggettata alla forza di questo o quel Paese) potrebbe permettere una strategia ben diversa rispetto a quella finora perseguita. Per far partire questo ciclo virtuoso di crescita è necessario che l’Europa prenda posizione su importanti questioni, come sostiene l’economista Giorgio Ruffolo, dicono:
- a chi deve essere affidato il compito di finanziare l’economia in queste fasi di crisi
- come contrastare il potere dei mercati finanziari che penalizzano le finanze pubbliche, disincentivano gli investimenti delle imprese, riducono in modo generalizzato il lavoro e mettono a rischio la convivenza e la coesione sociale
- come risolvere il rapporto fra Stati creditori e Stati debitori ch penalizza l’economia europea?
Se il futuro governo non si porrà alla testa degli Stati che vogliono realmente cambiare le cose, continueremo a rischiare i casi Omsa, Perla, i trasferimenti in Slovenia e Austria, l’aumento dei transfrontalieri francesi e svizzeri. E per ultimo, ma promotore eclatante, la Fiat. In Italia come è stato scritto sono aumentati in modo abnorme i disoccupati, cassaintegrati e i non tutelati. I problemi di disperazione, sia individuale che di interi gruppi di lavoratori, sono enormi, di difficile soluzione (stando così le cose) e portano a concepire il lavoro come un privilegio e a percepire se stessi come persone senza valore né dignità. Le famiglie, per quanto ancora rifugio sociale, non riescono più a lenire il disagio e a dare una scossa di vitalità. Si disgrega: l’unità dei lavoratori, la storica solidarietà acquisita in anni e anni di lotte, si sviluppa quel darwinismo che porta al massacro di tutti contro tutti o al populismo incapace di risolvere problemi (così radicati e profondi) se non con urla, sbraiti e sorrisi di vecchie anime use al cabaret. Il “Piano del lavoro” della Cgil nazionale è un’ottima base di discussione per poter cambiare strada e innestare in modo graduale (ma fin da subito), processi in grado di fermare la continua discesa del nostro Paese. Costringere tutti, e soprattutto le istituzioni, a prendere atto della situazione in cui versiamo. Sono molte le cose che mi trovano d’accordo e soprattutto sul punto della relazione del Segretario Gruppi in cui si chiede la riduzione dei cosiddetti costi della politica e degli sprechi. Sono perfettamente d’accordo, tanto è vero che la Regione Emilia-Romagna ha anticipato dall’inizio della legislatura 2010 le misure che poi il Governo Monti avrebbe generalizzato nell’ultimo trimestre 2012 per tutte le Regioni. Venendo a noi: è normale che il Sindaco di una grande città (che sta per divenire metropolitana) abbia proprie convinzioni, pensieri dal lungo respiro, programmi che possono travalicare il suo stesso mandato (anche se su questo negli ultimi anni Bologna non ha avuto una grande tradizione).
Però si progetta e si auspica un futuro migliore, vivendo nelle contraddizioni quotidiane e cercando di dare loro soluzioni aderenti alle prospettive future. Oggi viviamo nel doloroso presente della disoccupazione e penso ai due milioni di euro utilizzati nel 2012 per stabilizzare 300 lavoratori nei posti di lavoro e nel 2013 al bando scaduto lo scorso 31 gennaio con il quale si conta di accettare 2.700 domande di regolarizzazione di altrettanti posti di lavoro per circa 18 milioni di euro. A sostegno dei territori e della popolazione del terremoto, abbiamo attivato in stretta collaborazione con la Fondazione Aldini-Valeriani e con un corso di riqualificazione della durata di 145 ore per 126 persone disoccupate e in mobilità a fronte di un importante piano di nuove assunzioni della azienda VM motori di Cento. L’azienda si è impegnata ad un progetto di crescita con una previsione di 200 inserimenti per il periodo 2013-2014. Altri 26 milioni sono stati impegnati per apprendistato e incentivi alle imprese che scelgono questo contratto, per percorsi personalizzati realizzati in impresa, per assunzioni a tempo indeterminato di persone fra i 30 e i 34 anni, e formazione per giovani imprenditori. In sostanza per offrire possibilità di formazione e di lavoro. È nostra intenzione avviare un primo stralcio del nuovo Polo tecnologico alla ex Manifattura Tabacchi utilizzando per intero le nostre disponibilità aggiuntive all’acquisto dell’area, in collaborazione con Università, Enea, Ior e quasi sicuramente “Fondazione Golinelli” più laboratori Arpa per un importo complessivo di lavori che supera i 75 milioni di euro. Polo, anche per la ricerca applicata e trasferimento alle PMI e alle Start Up. In questo caso ci auguriamo che le necessarie autorizzazioni siano veloci ed adeguate ai tempi. Abbiamo messo a disposizione 10 milioni di euro per l’edilizia pubblica per Bologna nell’ambito del comparto ex mercato ortofrutticolo. Altri 5 milioni per la riqualificazione urbana a Bologna e Calderara di Reno e 6 milioni per la riqualificazione e infrastrutture per Bologna e Provincia. Per settore trasporti e viabilità sono a disposizione 77 milioni per nuovi 12 treni e 41 milioni per interramento Veneta al fine di completare e rendere efficiente Sfm e per mettere in moto i 235 milioni per ex metrò, 27 milioni su 100 per People Mover, 20 milioni su 57 complessivi per realizzare la Bazzanese, la trasversale di Pianura di Budrio e poi altre opere a circo di autostrade come il nodo di Casalecchio (162 milioni a carico di autostrade), 22 milioni di euro a carico dei caselli autostradali e 28 milioni di euro a circo di Rfi per uno stralcio della Fondo Valle Savena. Lavorando seriamente sulle procedure e in collaborazione fra le istituzioni e in costante monitoraggio sarebbero opere appaltabili entro l’anno. Stiamo parlando di economia reale e tempi brevi e mi ripeto ancora una volta: ciò sarà possibile se prevarrà lo spirito di collaborazione. In conclusione la Regione Emilia-Romagna ha avviato seriamente la possibilità di risolvere due grandi problemi che inseriscono la semplificazione e la trasparenza delle procedure coinvolgendo tutte le Associazioni presenti nel territorio regionale. Insieme a questo stiamo lavorando per una riforma dello Stato che parta dal basso e dalla partecipazione della cittadinanza. Per noi fusioni ed Unioni dei Comuni rappresentano il primo passo per una revisione successiva dello Stato e di tutte le sue articolazioni periferiche comprese Province e Regioni. Non siamo contrari né alla riduzione dei parlamentari, né dei loro costi, né della revisione del bicameralismo perfetto. Semplificazione, trasparenza, riorganizzazione e formazione del personale sono oggi obiettivi primari ed imperativi da raggiungere. È difficile! Molto difficile! Però riusciremo a lavorare meglio e più celermente, a personalizzare il rapporto tra cittadini e istituzioni, ad avere tempi certi e meno onerosi. Semplificazione, certezza dei tempi e attrattività per le imprese per me vanno di pari passo e sono le facce della stessa medaglia. Ma noi abbiamo un’altra arma in più: le leggi contro le infiltrazioni mafiose sia come controlli nei cantieri, soprattutto oggi nelle zone terremotate, sia come salto culturale e presa di coscienza dell’intera popolazione regionale. Questa legge era talmente necessaria che ha già sviluppato nel primo anno 39 progetti (oltre 1 milione di euro) interessando 200 Comuni, 20.000 studenti, le Università regionali con specifici master, e costruito un osservatorio comune in grado di interfacciare notizie in tempo reale e segnalare casi di rischio alle forze di polizia. Dovrei parlare di molte altre cose che vengono proposte dalla conferenza programmatica della Cgil, ma sarei solo logorroica e ripetitiva perché le condivido. Ma in ultimo è importante ricordare che la Regione Emilia-Romagna è stata la prima a fare una legge sul patto di stabilità territoriale che ha consentito, negli ultimi due anni, di immettere nel ciclo dell’economia regionale 295 milioni di euro che anziché essere stati avocati dallo Stato, sono serviti per i pagamenti di fornitori degli Enti Locali che in molti casi erano ai limiti della sopravvivenza.
Grazie per l’ascolto.