17 Ottobre 2012
XXIX Congresso dell’Anci – 17 ottobre 2012
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
Carissimi sindaci,
signor Presidente del Consiglio,
signori Ministri,
vi porto il saluto del nostro Presidente Vasco Errani e la piena convinzione della Regione Emilia-Romagna nel sostenere il sistema delle Autonomie degli Enti Locali. Parlare oggi a questa Assemblea un po’ mi imbarazza e un po’ mi intimidisce perché, solo qualche anno fa, ero seduta fra di voi e provavo una rabbia terribile, quando dal palco, venivano fatti discorsi pieni di bla, bla con un grazie finale. Parlare a voi, discutere con voi, vuol dire parlare al cuore del Paese e discutere delle condizioni reali di vita dei nostri cittadini. Vuol dire carne e corpo, spesso macilente, che si rivolge al proprio sindaco come ultima istanza di soluzione dei problemi esistenziali per se e per la propria famiglia, come ultima disperata speranza. Ora, sia per la crisi economica devastante, sia per il terremoto che, tanto per i sindaci emiliani quanto per quelli di tanti altri territori nel passato, ha reso ancora più evidente e importante la loro figura per dare fiducia alle popolazioni e alle comunità colpite.
Il commissario di Governo Vasco Errani, la Protezione civile, il volontariato, la rete delle istituzioni pubbliche, si sono mosse, con prontezza, sotto una direzione attenta a qualsiasi particolare.
Non dobbiamo sottovalutare che se tutto si è incamminato sulla giusta strada, da subito è stato merito della costante e continua presenza dei sindaci che, passando da una tenda ad un cantiere, da una discussione su dove scavare sulle macerie e dove ricostruire, su come utilizzare gli aiuti generosi di altri Paesi fino a come organizzare gli interventi dei privati e dei propri concittadini volontari, rappresentavavano un onnipresente ed efficace punto di riferimento.
Tutto si è mosso con molta coerenza e velocità fra il dire il fare.
La parola data dalle Istituzioni si è mantenuta e si dovrà continuare a mantenere.
Per far cogliere, una volta tanto di questi tempi, il volto migliore delle Istituzioni pubbliche.
Il momento è però ancora delicato per tutti noi.
Una crisi economica di vasta dimensione dapprima non percepita, poi negata dall’ultimo Governo Berlusconi ed infine deflagrata portando con se disastri sociali, riduzione della capacità produttiva e occupazionale mai affrontata seriamente da un governo che avrebbe voluto illuderci di vivere in un continuo musical holliwoodiano, ma che nell’ironia popolare veniva tradotto in governo da tabarin per non dire di peggio.
Ci avevano portato sul ciglio di un orrido mortale in fondo al quale c’erano scritte parole quasi dantesche:
“Benvenuta Italia tra le pene degli Stati falliti”.
Col governo di transizione voluto dalla saggezza e intelligenza costituzionale del Presidente Napolitano, ciò non è avvenuto.
Il governo del presidente senatore a vita Monti, è riuscito a fermare quella corsa che sembrava inarrestabile, a ridare dignità al nostro Paese e a farlo ritornare tra quelli in Europa che possono esprimere linee politiche economiche facendosi ascoltare con attenzione e senza sghignazzi.
Sul piano interno, però, si vive una situazione sempre più drammatica.
Aumenta la disoccupazione, aumenta la povertà, e non si riscontra nessun accenno di politica economica per il rilancio dello sviluppo.
Non c’è una politica industriale, non si vedono nuove politiche sociali, né si comprende più il ruolo, le funzioni e le risorse delle Istituzioni pubbliche.
Si vede immiserire il Paese fra radicali divisioni della sua composizione sociale, in un momento in cui se ne dovrebbe cercare il massimo dell’unità.
Proprio per questo diventano inacettabili tagli così pesanti che si sommano alle ultime dissennate finanziarie di Tremonti.
Va bene la revisione della spesa, la nostra Regione ne è sostenitrice e attuatrice ante litteram, ma con questi tagli neppure il Servizio sanitario pubblico sarà in grado di reggere ancora.
E lo dico non solo per le Regioni dissestate come il Lazio, ma anche per le Regioni dove quel servizio rimane efficientee di alta qualità. Con i conti in ordine.
Non tutti siamo uguali e non si può essere trattati tutti allo stesso modo: chi ha ben operato deve essere premiato con comparazioni oggettive sia di qualità, di quantità, di efficienza.
Infine, vorrei solamente accennare a tre fenomeni che dovranno essere fortemente contrastati perché mettono in grave crisi le Istituzioni:
1) Il dato oggettivo dell’inquinamento malavitoso e affaristico della vita pubblica.
- Ci sono certamente gli scandali individuali, ma molto più preoccupante è l’infiltrazione della malavita organizzata nella attività pubblica.
- C’è chi sul territorio si è dato leggi e regolamenti per aiutare e facilitare il lavoro del contrasto alle mafie da parte della forza pubblica e della magistratura. A tale proposito vorrei ringraziare l’apporto concreto della Ministro Anna Maria Cancellieri.
- Non è così dappertutto.
- Ancora una volta mi tocca ripeterlo: non siamo tutti uguali.
2) L’antipolitica è provocata dai comportamenti degli stessi politici, sia nella vita pubblica, quanto in quella privata.
- Sarebbero opportune scelte più oculate dei candidati a partire dalla fedina penale, e della loro cultura istituzionale da parte dei partiti che li propongono.
- Ma è ancora più importante della legge sulla corruzione proposta dalla Signora Ministro Severino così come è.
- Senza se.
- Senza ma.
- Cioè senza emendamenti.
3) Chiedo molta attenzione a mettere mano al Titolo V della Costituzione. È un terreno delicatissimo. Non si può procedere a spizzichi e bocconi e per parti limitate.
- Si dovrebbe dire, a nostro avviso, pubblicamente cosa si vuole fare e dove si vuole arrivare.
- Se lo si fa solo per recuperare denaro o per altri motivi.
- La Costituzione non è una “tiramolla”, anzi è una materia altamente esplosiva.
- Non solo per “l’oggi a me e domani a te”, ma si possono trasmettere segnali ben più preoccupanti di ulteriori revisioni fino a correre il rischio di creare uno Stato centralista e autoritario con la scusa contingente della gravissima crisi.
- Noi come Regione Emilia-Romagna siamo pronti con proposte per una riforma organica dello Stato, partendo dalle stesse Regioni che possono essere benissimo meno di venti.
- Ma siamo come ho detto, per una riforma e non per interventi casuali finalizzati a diminuire costi non tutti impopolari come, ad esempio, la sanità, la scuola, il sostegno al lavoro e alle imprese e la stessa democrazia rappresentativa.
- Oggi potrebbe essere così. È considerato buono, ma subito dopo si può mettere in discussione lo stesso Stato democratico per un centralismo non solo inefficace, ma di recente triste memoria.
Grazie e buon lavoro.