1 Maggio 2012
Ripartire dal Primo Maggio
Ripartire dal Primo Maggio
Primo Maggio 2012 – l’Unità
Intervento di Simonetta Saliera
Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna
In un momento dove tutto è in crisi, dove le illusioni hanno la parvenza della realtà, rivedere il mondo sindacale unito, pur nelle complesse diversità, per la Festa dei Lavoratori apre il cuore alla speranza.

Per la nostra Costituzione la dignità della persona è fondata non su ciò che ha (cioè i beni, la proprietà), ma su ciò che fa (cioè il lavoro): il lavoro è sempre stato accompagnato dalle parole emancipazione, dignità, libertà. Principi ora in discussione, tanto che una corrente imprenditoriale usa la crisi per riportare il lavoro a puro concetto di merce, da soggetto produttivo a mero fattore di produzione. Vorrei ricordare non solo i morti sul lavoro, nei cantieri e per il lavoro in condizioni prive dei necessari mezzi di sicurezza, ma anche le nuove vittime del nostro tempo e cioè i troppi lavoratori che hanno perso il lavoro, gli artigiani e i piccoli imprenditori strozzati dal blocco del credito che si sono tolti la vita per disperazione, perché violentati nella loro dignità perché impossibilitati a proseguire una vita di lavoro. Alla Magneti Marelli, come negli anni’50-’60, si è dovuti ricorrere alla Giustizia per non escludere dalla fabbrica i rappresentanti del sindacato più numeroso e per consentire di affiggere nelle bacheche sindacali quel quotidiano sulle cui pagine oggi ho l’onore di scrivere. Una democrazia si basa sulla legalità, sul rispetto di regole come lo “Statuto dei lavoratori” che custodisce la differenza tra barbarie e civiltà, tra sviluppo e declino. Per questo l’offensiva di una parte della Confindustria contro il testo frutto della convergenza tra le parti sociali e il Governo è un atto di grave irresponsabilità verso il Paese.

Sono molti, però, gli imprenditori che considerano positivamente quel testo: sono stanchi di dare la caccia ad un risibile scalpo fingendo così di aiutare l’uscita dalla crisi. La rapida globalizzazione è sempre più extraterritoriale e produce differenze di ricchezze e di reddito sempre maggiori tra ricchi e poveri: i veri poteri forti di oggi sono essenzialmente senza frontiere, mentre i luoghi dell’azione politica rimangono locali e di conseguenza la loro azione non è in grado di raggiungere i quartieri in cui vengono definiti i presupposti delle iniziative finanziarie ed il movimento di capitali. È questo uno dei problemi più grandi che l’Europa deve affrontare unitariamente: ogni singolo Stato europeo, teutonica corrazzata compresa, se abbandonato a se stesso non sarà in grado di difendersi contro gli attacchi della speculazione finanziaria o delle conquiste di capitali. Invece, un’Europa federale, solidale e con una forte direzione politica ed economica, sociale e fiscale sarebbe in grado di garantire una graduale uscita dalla crisi e creare i presupposti per un solido sviluppo sostenibile. L’Europa che vede solo il pareggio di bilancio ed il rientro del debito pubblico nazionale a carico delle politiche di ogni singolo Paese sta dimostrando tutta la sua negatività creando recessione, inflazione, disoccupazione, decrementi salariali e, per assurdo, nessuna diminuzione dei debiti pubblici. Per venire a noi, negli anni in cui in Italia ci raccontavano che stavamo economicamente crescendo anziché declinare, che eravamo un Paese in via di modernizzazione mentre invece stavamo su un piano inclinato verso la fragilità e l’arretratezza, la Regione Emilia-Romagna investiva 295 milioni di euro per sostenere le imprese, 63 per i Consorzi Fidi regionali per il sostegno al reddito delle imprese, 64 milioni di risorse proprie per la Cassa integrazione, nel 2012 43 milioni di euro per “la buona occupazione”, di cui 20 destinati a incentivare la stabilizzazione dei lavoratori precari. Sforzi che servono a tenere unita la nostra coesione sociale senza la quale non c’è futuro per nessuno, ma solo un ritorno alla barbarie a cui, proprio oggi, uniti, ribadiamo il nostro no.
Buon Primo Maggio.