Interventi

29 Febbraio 2012

Intervista a Parma News 24

TERRE VERDIANE, TERRE DI MAFIA – A colloquio con la Saliera, il ‘volto’ della legge antimafia
 
di FABIO MANENTI

La necessità di une legge antimafia. No, non parliamo della Palermo anni ’80, ma della recente normativa varata dalla Regione Emilia Romagna. Per alcuni tardiva, visto che è da anni che i pentiti raccontano di legami tra clan e territorio emiliano, per altri invece è l’inizio di una nuova era: il problema mafia ora è ufficiale. Simonetta Saliera, vicepresidente della nostra Regione, di quella legge è stata promotrice ed oggi è il volto che la rappresenta, spiegandola e promuovendola con l’obiettivo che la lotta di uno diventi la lotta di tutti.

Emilia Romagna e mafia, è un binomio che per i più tradizionalisti potrebbe suonare strano, eppure è stata necessaria una legge regionale.

“L’Emilia-Romagna è da sempre terra nemica della mafia. Lo è perché abbiamo una corazza istituzionale forte. Il nostro obiettivo è quello di rafforzarla e fornire alle istituzioni e alla società civile una cassetta degli attrezzi da cui attingere per raggiungere questo obiettivo. La legge è nata dalla collaborazione con gli enti locali, le parti sociali, la società civile, realtà come Avviso Pubblico e Libera, da sempre attive contro la mafia e per la legalità.”

Cosa ha portato di nuovo?

“Approvata a maggio dall’Assemblea legislativa, la legge a dicembre ha visto i primi frutti: con oltre due milioni di euro la Regione ha finanziato oltre 60 progetti presentati da Comuni, Province, associazioni, scuole, Università…. Abbiamo avuto un riscontro positivo dai cittadini e dalle forze sociali.”

Ma cos’è che ha fatto scattare la mobilitazione contro la mafia? C’è stato un sommarsi di eventi mafiosi che hanno spinto a intervenire o è l’esito di una crescente consapevolezza nelle istituzioni?

“Proprio l'emergere della conoscenza del fenomeno ha mobilitato la società nell'impegno di diffondere la cultura della legalità”.

Non pensa che gli studi che vi hanno portato a legiferare siano stati tardivi? Esistono prove documentate dalla DIA di infiltrazione mafiosa radicata già a metà anni ’90 e dichiarazioni di pentiti risalenti ancora a tempi precedenti.

 “Probabilmente sì, già da anni la Regione già da anni ha fatto studi attraverso ‘Città sicure’ .”

E con l’istituzione di un’agenzia DIA per l’Emilia Romagna cosa cambierebbe?

“Si tratta di un tassello molto importante contro le infiltrazioni mafiose. Il Ministro Cancellieri ha dimostrato grande sensibilità rispondendo in modo positivo a una richiesta che il Presidente Errani aveva rivolto al Governo, raccogliendo le aspettative di forze politiche e sociali. Inoltre stiamo realizzando L’Osservatorio regionale permanente sui fenomeni mafiosi in collaborazione con Avviso Pubblico”.

Parliamo un po’ della situazione in cui versa la nostra Regione: quanto ha inciso il soggiorno obbligato in Emilia dei pregiudicati nel diffondere la criminalità?

“PMolto, con la loro presenza si sono posti i presupposti e gli avamposti del fenomeno mafioso nel nostro territorio. Penso alla vicenda di Bomporto dove un intero Comune si è mobilitato per opporsi alla ricongiunzione, attraverso il soggiorno obbligato, di una "famiglia". Ricordo che non è un caso se Bomporto è uno dei Comuni su cui abbiamo più investito per realizzare la “Casa della legalità.”

Sappiamo che in Emilia è soprattutto il riciclaggio di denaro sporco proveniente dal sud la principale attività della criminalità organizzata, ma questo porta anche una corrispondente crescita di fatti violenti, magari nei paesi di provincia? O comunque l’aspetto violento è minimo?

“È vero. È più facile in una situazione economicamente sviluppata investire e reinvestire capitali. In particolare diventa ancora più facile in una situazione di crisi perché l'esigenza di liquidità crea ricorso ai canali dell'usura e rende più opaca l'attenzione vera per la prevenzione di capitali ch spesso sono frutto di operazioni di riciclaggio. Da qualche anno un accordo tra i cartelli criminali hanno creato na sorta di pax mafiosa non dà campo a violenze eclatanti. Gli affari si fanno con il denaro e non con gli omicidi.”

Visto allora che la mafia in Emilia-Romagna è strettamente connessa all’economia, quali sono i settori più colpiti?

“Dove il giro del denaro è vorticoso.”

E le città con più problemi? Ci sono anche comuni virtuosi?

“Ci risulta Modena, Parma e Reggio Emilia quelle più colpite. Molti Comuni, dall’altra parte, sono impegnati in una campagna di prevenzione e per diffondere la cultura della legalità.

Parma in che situazione è?

“In provincia di Parma, a Berceto, stiamo realizzando uno dei progetti più significativi. Riguarda il recupero di una villa dotata di ampi spazi e di una piscina interna, collocata nel centro del paese, assegnata in comodato d’uso al Comune dal tribunale di Milano che è in via di confisca. Il sostegno della Regione, che in futuro potrebbe agevolare l’assegnazione definitiva dell’immobile al Comune, consente l’immediato utilizzo del bene a favore della comunità locale, attivando laboratori, seminari e corsi di formazione rivolti agli studenti, alla cittadinanza, agli amministratori e agli imprenditori locali. In programma anche l’organizzazione di un concorso sui temi dell’educazione alla legalità e alla giustizia tra gli istituti scolastici, i centri di aggregazione giovanili e gli oratori coinvolti nel progetto. La Regione partecipa al progetto con un contributo di 120.000 euro, di cui 105.000 per spese d’investimento e 15.000 per spese correnti, a fronte di un costo totale di 212.227 euro.”

E lei, che per anni in un piccolo comune di provincia ci ha lavorato, si è mai imbattuta in fenomeni mafiosi?

“No.”

Soddisfatta della magistratura?

“Sì, molto, ha rispetto e riconoscenza. La magistratura ha fatto e sta facendo un lavoro egregio e penso che quando si parla di magistrati, forze dell’ordine, amministratori pubblici (ovvero di persone che rischiano la vita nel loro lavoro contro la mafia) serva grande rispetto e riconoscenza e comunque la collaborazione fra Magistratura e Dia è molto importante.”

Della politica invece che pensa? E’ compatta e determinata nella lotta alla mafia o la sottovaluta? Gaetano Maccaferri, Presidente regionale di Confindustria Emilia Romagna, ha detto che in regione non ci sono questi problemi.

“La legge regionale e il relativo impegno antimafia è stata approvata senza voti contrari, con un grande sostegno da parte delle forze politiche e delle parti sociali. Il compito della politica è quello di rafforzare il contrasto alle infiltrazioni prima di tutto da un punto di vista culturale e poi con interventi concreti per la diffusione della cultura della legalità.”

Di seguito l'indirizzo del sito su cui è pubblicata l'intervista: http://www.parmanews24.com/pblock/terre-verdiane-terre-di-mafia-%E2%80%93-a-colloquio-con-la-saliera-il-%E2%80%98volto%E2%80%99-della-legge-antimafia/

 

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