Interventi

25 Febbraio 2012

Il diritto al lavoro

Il diritto al lavoro
 

25 febbraio 2012 – Conferenza Pd Bologna sul lavoro

Intervento di Simonetta Saliera

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

Buongiorno a tutti,

          ho visto nel rigoroso e rispettoso atto d’amore per la nostra Italia compiuto dal Presidente Napolitano un concreto intervento per arrestare il logorante processo di adattamento alla degradazione del nostro Paese e della sua società.

Oggi discutiamo e ragioniamo di lavoro, di mercato del lavoro, di occupazione e disoccupazione, in una situazione di gravissima crisi, ma in un quadro politico radicalmente cambiato da quello che questa crisi ha negato e aggravato dal 2008. Per noi il lavoro è sempre stato accompagnato dalle parole emancipazione, dignità, libertà. Negli ultimi anni questi principi sono stati fortemente messi in discussione nella dialettica fra le parti sociali, al punto che una corrente imprenditoriale ha usato la profondità e indiscutibilità della crisi economica per riportare il lavoro a puro concetto di merce. Da soggetto produttivo a mero fattore di produzione. Si sono addirittura inventate “new companies” che negli stessi edifici delle “old companies” hanno solo cambiato contratto di lavoro a cui assoggettare i lavoratori consenzienti e licenziando tutti gli altri. In questo modo si sono colpite duramente le basi materiali della forza del lavoro e con esse i suoi stessi livelli di coscienza.
In una parola, si è aggiunto alle gambe tagliate anche la sindrome della lingua mozzata, cioè riduzione al silenzio in fabbrica e afasia nella società. Paradossalmente ce lo ricordano ogni giorno i tanti imprenditori che sfidano un mercato sempre più competitivo e senza regole, dove da troppi anni la sacralità ed intangibilità della speculazione finanziaria hanno preso il posto dell’economia reale fatta di produzione, di investimenti, di innovazione e di stimolo alla crescita e del’occupazione. Oggi abbiamo il governo Monti che ha riconquistato un po’ di fiducia internazionale  per l’Italia, ha messo in sicurezza i conti dello Stato e, con il nostro responsabile e leale sostegno, si appresta a intraprendere un programma di necessarie riforme: per uscire dalla crisi, per modernizzare il Paese, per avviare un indispensabile processo di crescita senza il quale non si potrà mettere fine al nostro declino. In questa prospettiva l’offensiva dei falchi confindustriali sull’articolo 18 mi sembra l’ultimo degli argomenti da porre in discussione.
Per quel che mi riguarda esso rappresenta un di ritto che dà valore al senso di civiltà e giustizia sul posto di lavoro, posto di lavoro che troppi vorrebbero fosse considerato extraterritoriale. Sono molti gli imprenditori italiani ed anche emiliano-romagnoli che non lo considerano un problema, ma anzi lo definiscono un risibile feticcio. Condivido pienamente le osservazioni sui risultati della Ricerca svolta dal nostro Partito insieme all’Ires contenute nella relazione della senatrice Ghedini. Così come condivido la necessità di riflessioni sugli orientamenti delle politiche pubbliche per il lavoro, lo sviluppo e il welfare. La Regione, dopo il “Patto per attraversare la crisi del 2009” che ha permesso di sostenere aziende e lavoratori in questi primi anni di crisi, ha sottoscritto nel 2011 con tutte le parti sociali, un “Patto regionale per la crescita sostenibile e inclusiva”. Al centro dell’intesa, si collocano: lavoro, imprese, credito, relazioni industriali, legalità e soprattutto occupazione per a favore delle nuove generazioni e delle donne. Per l’industria, le costruzioni, il terziario e il lavoro,  la Regione ha messo in campo una serie di importanti provvedimenti e stanziato 40 milioni di euro per il passaggio dai distretti industriali ai distretti tecnologici, le reti d’impresa, l’internazionalizzazione delle Pmi, la qualificazione delle imprese del turismo e del commercio, la nascita di nuove imprese, anche cooperative. Inoltre, per il 2012, la Regione ha stanziato 20 milioni di euro al fine di incentivare la stabilizzazione dei lavoratori precari e sostenere l’occupazione dei giovani, compresi gli apprendisti. Nei bandi regionali per i contributi alle imprese sarà previsto un premio per: le nuove assunzioni, la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato e l’assunzione di lavoratori che abbiano esaurito il periodo coperto dalla indennità di mobilità. Tutte le forme di incentivo terranno conto della differenza di genere per sostenere anche l’occupazione femminile. La politica per l’occupazione giovanile integrerà le azioni di formazione (qualificazione, innalzamento o integrazione delle competenze e riconversione professionale) con quelle di inserimento nel mercato del lavoro e di incentivazione dei contratti a tempo indeterminato.
Tali misure sono in fase di attuazione attraverso la definizione ed approvazione del  Piano per l’Accompagnamento al lavoro dei Giovani attualmente in discussione con le Parti sociali. Le politiche regionali presteranno, infine, grande attenzione alla capitalizzazione e alla crescita delle imprese. Nel 2012 la Regione sosterrà l’avvio di nuove imprese a forte contenuto tecnologico, i programmi di ricerca di imprese che prevedono significative ricadute occupazionali, i progetti di internazionalizzazione delle PMI, nonché l’accesso al credito attraverso il rafforzamento dei Consorzi Fidi con un contributo specifico di 13 milioni di euro. Sempre nell’ottica di immettere liquidità nel nostro tessuto produttivo, la Regione Emilia-Romagna ha sbloccato, nel 2011 e grazie alla propria legge regionale sul patto di stabilità territoriale, una potenzialità di spesa pari a 105 milioni di euro, che ha permesso a 6 Provincie e 160 Comuni (sui 190 interessati dal patto di stabilità) di usare risorse che avevano in cassa, e che in assenza della nostra legge, non avrebbero potuto utilizzare per via dei vincoli del patto di stabilità nazionale. Si sono potuti così liquidare i fornitori dando ossigeno all’economia. Per concludere, la Regione continuerà a perseguire le politiche attive del lavoro intraprese negli ultimi anni che in parto ho già descritto e che per brevità elenco solo per titoli alcuni altri aspetti:

-         finanziamento ammortizzatori sociali in deroga e gestione delle liste di mobilità

-         apprendistato professionalizzante per sostenere e qualificare l’accesso al lavoro

-         apprendistato di alta formazione

-         tirocini che rappresentano un modo per poter instaurare un primo contatto con il mondo del lavoro senza vincoli di subordinazione

-         buoni conciliativi per promuovere condizioni di pari opportunità per accesso, permanenza, progressione di carriera nel mercato del lavoro

-         inserimento di lavoratori disabili
Mi a
ugusu un tema così importante per il futuro del Paese come quello che qui oggi stiamo discutendo, il Partito deve sapersi mantenere unito al di là delle ragionevoli diversità.

 

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