Interventi

23 Gennaio 2012

“L’esempio della legge regionale antimafia dell’Emilia-Romagna”

“L’esempio della legge regionale antimafia dell’Emilia-Romagna”

 

Venezia – 23 gennaio 2012

Intervento di Simonetta Saliera

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

Buongiorno a tutti,

ringrazio molto a nome della Regione Emilia-Romagna, il Gruppo consigliare del Pd del Veneto e il suo capogruppo per l’invito a questa bella iniziativa. La questione della infiltrazione del crimine organizzato e mafioso nella nostra regione non è sottovalutata.

Sono quindici anni che (attraverso ricerche e analisi sul territorio regionale operate dal Settore sicurezza e progetto Città Sicure e dai segnali di preoccupazione che vengono da amministratori locali e associazioni cerchiamo di tenere monitorata l’evoluzione del fenomeno con l’aiuto delle Prefetture e attraverso le sentenze della magistratura). In questo ambito la Regione Emilia-Romagna ha condotto diversi studi sulla criminalità organizzata in regione che hanno consentito:

-          di ricostruire un quadro articolato delle organizzazioni criminali, dei loro traffici e loro attività;

-         di individuare le strategie delle organizzazioni criminali nello spostamento e per insediarsi;

-         di riscontrare come in Emilia-Romagna il controllo del territorio da parte di organizzazioni criminali sia ancora debole, mentre la loro attività principale e più remunerativa è costituita dai traffici illeciti ( in particolare dal traffico di stupefacenti e del riciclaggio);

-          di avere conferma dell’importanza assunta da elementi di provenienza mafiosa locale nel favorire l’ingresso di organizzazazioni nella nostra regione, i c.d. “uomini cerniera”.

La Regione Emilia-Romagna ha supportato i Comuni che hanno continuato ad approfondire la conoscenza del problema nel loro territorio (attraverso l’istituzione di Osservatori Permanenti) come ad esempio a Reggio Emilia anche con progetti integrati fra recupero urbano, progetti sociali e cultura della legalità.
A questo proposito i riferimenti acquisiti dai Prefetti, dai Comandi regionali dell’Arma Carabinieri e della Guardia di Finanza hanno confermato quanto messo in evidenza dalle nostre attività di ricerca. In Emilia-Romagna il crimine organizzato ha scelto di adottare la strategia della c.d. “infiltrazione”, caratterizzata dalla necessità di impiegare nel contesto economico–imprenditoriale la liquidità derivante dalle attività illecite. Personaggi di varia natura vengono utilizzati nella prima fase c.d. di “approccio” al mondo economico finanziario; essi mettono a disposizione delle compagini criminali di riferimento le proprie capacità e le strutture tecniche a loro disposizione al fine di investire in attività legali i proventi di attività illecite. Tale strategia trova favorevole sviluppo in ragione di una molteplicità di fattori:

-          il radicamento dei pregiudicati giunti in soggiorno obbligato nei decenni passati, che hanno poi scelto questo territorio come polo di interessi propri e delle famiglie d’origine,

-          la peculiare posizione geografica che favorisce il collegamento fra le diverse zone della penisola,

-          la forza attrattiva del mercato contrassegnato dalla varietà e dall’altissima produttività dell’economia dal commercio al manifatturiero, dal turismo ai servizi.

L’economia emiliana costituita da un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese, se da un lato ha consentito stabilità economica, dall’altro è, in potenza, terreno favorevole ai tentativi di riciclaggio nazionale ed internazionale. Si può pertanto affermare che le migrazioni di pregiudicati dai luoghi di origine, avvenute sin dagli anni Settanta, con successivo radicamento sul territorio e la possibilità di reinvestimenti dei proventi illeciti costituiscono le cause che, verosimilmente più di altre, hanno determinato le articolazioni e la presenza di soggetti riconducibili ai gruppi mafiosi nazionali sul territorio della nostra regione.
L’attività di ricerca ha anche dimostrato nel suo complesso che, nonostante la presenza di alcuni fenomeni in alcune, l’Emilia-Romagna sostanzialmente rimane una “terra nemica”. Terra nemica perché, nel corso degli anni, nonostante una presenza significativa, la mafia non è davvero riuscita a penetrare la solida corazza istituzionale salvo, pare dalle recenti indagini, il caso di Parma. Riteniamo sia necessario rafforzare tutti i nostri possibili anticorpi ed abbiamo preso sul serio questa sfida. La mafia non la si può rinchiudere in un recinto, si sparge come un virus e gli anticorpi sono soprattutto quelli di prevenzione culturale. Per questo bisogna osteggiare e respingere la mafia come sistema di vita e di lavoro e far crescere continuamente una cultura ostativa verso questi fenomeni. Insomma, creare un terreno non fertile. Dalla legge regionale per il controllo dei cantieri sia in appalti pubblici che privati, a quella per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e la diffusione della cultura della legalità. La giunta, inoltre, ha già discusso specifici provvedimenti per il controllo dei settori autotrasporti, facchinaggio, cave rifiuti. Come ho già detto non siamo indenni dall’infiltrazione mafiosa, come evidenziato anche dall’ultima relazione semestrale della direzione investigativa antimafia, dalle indagini e dagli arresti operati dalle forze dell’ordine, ma anche dalle intimidazioni, come quelle recenti rivolte al giornalista Giovanni Tizian, a seguito della pubblicazione del suo libro “Gotica”, o a quelle inviate alcuni mesi fa allo scrittore Davide Cerullo con lo sfregio della sua mostra dedicata a Scampia.  Lo stesso aumento dei beni confiscati alla criminalità organizzata e mafiosa nella nostra regione. Stando ai dati dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, tra le regioni del Nord, l’Emilia-Romagna è al quarto posto per numero di beni confiscati, (dopo la Lombardia, il Piemonte e il Veneto) -questo purtroppo è una spia di quanto sta accadendo, un fenomeno che merita la massima attenzione da parte di tutti a cominciare dalla politica dalle istituzioni, dalla cultura del suo tessuto sociale. Il 9 maggio 2011 l’Assemblea regionale ha approvato la legge per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e la diffusione della cultura della legalità.
Gli obiettivi vanno dal sostegno ai Comuni e associazioni nel recupero dei beni confiscati alla mafia, alla formazione specifica delle forze di polizia locale, da interventi di sensibilizzazione nella scuola alla costituzione di un Osservatorio regionale permanente sul fenomeno criminale organizzato.  La stesura di questa legge ha visto il coinvolgimento di tutti gli assessorati della Regione, degli enti locali, dell’associazionismo e del volontariato, delle forze economiche e sociali, dei rappresentanti della magistratura e dello Stato sul territorio e dell’Università proprio al fine di emanare una legge utile, potenzialmente efficace a dare risposta ai bisogni della collettività. La legge ha previsto l’adesione ad Avviso Pubblico: per dare il nostro contributo in fatto di idee e di progetti e soprattutto per poter attingere alla grande esperienza di questa realtà.  Una parte del testo della legge è dedicata ai beni confiscati, per aiutare Comuni e associazioni a districarsi nelle difficoltà per l’assegnazione dei beni, per il loro recupero, la loro gestione. Attualmente in Emilia-Romagna ve ne sono 31, tra appartamenti, cascine ed ex colonie. Il loro riutilizzo come bene della comunità, ritengo rappresenti un segnale importante per la collettività per la capacità dello Stato di contrastare la presunta onnipotenza della mafia. La rete di accordi e convenzioni con enti locali, rappresentanze della società civile e del mondo della scuola e dell’università. Inoltre la legge prevede il sostegno a interventi nelle scuole e università, per la realizzazione di attività di qualificazione e aggiornamento del personale della scuola, dell’Università, delle Prefetture e delle forze dell’ordine sono un pilastro importante della legge. La legge prevede anche il sostegno a interventi nelle scuole e università:

-          la realizzazione di attività di qualificazione e aggiornamento del personale sul fenomeno del crimine organizzato di stampo mafioso,

-          per la valorizzazione di tesi di laurea sul tema,

-          per la promozione di iniziative finalizzate allo sviluppo della coscienza civile, costituzionale e democratica, alla lotta contro lo stile di vita mafioso, alla diffusione della cultura della legalità

Si istituisce il 21 marzo come Giornata regionale in ricordo delle vittime delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile” e si assegna alla Fondazione regionale per le vittime di reati gravi il compito di occuparsi anche di quelle della criminalità mafiosa.
Dopo solo 8 mesi dalla sua approvazione, la legge ha prodotto i suoi primi risultati. Nel dettaglio sono già stati finanziati oltre 60 interventi attraverso le intese firmate con enti locali, scuole, università e forze dell’ordine e progetti gestiti da associazioni). Tutti gli accordi di programma e i protocolli di intesa con gli enti locali prevedono la realizzazione di attività cui la Regione partecipa direttamente, non solo con il contributo finanziario, ma anche con competenze tecniche e di progettazione. Si tratta, quindi, di attività cogestite in tutte le fasi della realizzazione. Tra gli interventi spicca la realizzazione della nuova “casa della legalità” di Bomporto nel modenese, oggetto di conquista da parte di una famiglia già coinvolta nella criminalità mafiosa e che si sta ricostituendo. Una serie di iniziative pensate per i giovani: quasi 20.000 gli studenti – dalle scuole medie scuole medie all’università - direttamente coinvolti in progetti scolastici antimafia, (con incontri e confronti che prevedono anche l’uso di nuove tecnologie e social network) e quasi 500 i giovani che potranno visitare terre e beni confiscati alla mafia in Emilia-Romagna e in altre regioni. Alcune centinaia sono poi le iniziative culturali, i seminari proposti alle comunità, 5 i corsi di formazione specialistica per operatori delle imprese e degli enti pubblici (con circa 4.000 persone coinvolte). E ancora, progetti per la costituzione di osservatori provinciali e comunali e due rilevanti progetti per il recupero di beni confiscati, uno nel parmense e uno a Ravenna. Oltre 200 enti locali (Province, Comuni e Unioni di Comuni) sono coinvolti e la Regione ha messo a disposizione risorse per due milioni di euro. Nell’approvare la legge il Consiglio Regionale ha approvato a maggioranza un odg che chiede una sede Dia in Emilia-Romagna e nelle scorse settimane il ministro dell’Interno ha accolto l’istanza. Per concludere citerei Avviso Pubblico quando sostiene che la mafia per esistere ha bisogno della politica, ma la politica deve esistere senza alcun rapporto con la mafia.

 

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